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Viaggio in Cina

I Viaggi della Famiglia Bacci - Dicembre 2014/Gennaio 2015

Dopo svariate conversazioni con precedenti visitatori, analisi dei tempi e un po’ di ricerche su internet decidiamo l’ itinerario  toccherà Pechino-Xian-Lijiang-Tiger Liping Gorge-Shargrilà-Pudacao National Park-Kunming-Stone forest-Zhaghagie-parco Wulingham-Shangai.
Gli alberghi li ho prenotati tutti direttamente su Booking e così pure il volo intercontinentale mentre per i voli interni e le guide locali ci siamo affidati alla China Highlights un po’ cara ma si è rivelata affidabile e molto disponibile. Si può prenotare tutto da soli con facilità ma ci vuole più tempo ed alla fine fare tutto con la solita agenzia si è rivelato utile.

20/12 Partiamo con la Turkish Airlines alle 14.50 da Pisa. Tra le varie combinazioni per andare in Cina quella con la Turkish era un giusto compromesso fra economicità e comodità: un volo quasi diretto ( Pisa-Istanbul Istanbul -Pechino), un ottima compagnia con la quale viaggiamo spesso e la possibilità di tornare da Shangai. La più economica era Aroflot con scalo a Mosca. Arriviamo causa fuso nel pomeriggio del 21/12. All’ uscita dell’aeroporto ci attende la guida della China Highlights Jack. Parla un buon inglese, ci dà un telefono con SIM cinese e ci accompagna all’ albergo (aeroporto – centro Pechino 40 minuti).

Alloggiamo al Peninsula, bell’albergo in pieno centro, camere ottime una di fronte all altra. Ci diamo una rinfrescata e usciamo subito. Fa freddo ma è accettabile. Ceniamo per strada al mercato notturno di Jinyu Hutong che offre una bella panoramica dei cibi cinesi. In pratica in Cina si mangia tutto e quando dico tutto intendo proprio tutto: larve, insetti, scorpioni, alghe, meduse, serpenti, ragni e così via. Assaggiamo un po’ di tutto cose più normali come ravioli e zuppe e qualche spiedino, passeggiamo un po’ nelle vie dello shopping ed alle 22 siamo a letto.

I viaggi della famiglia Bacci-Cina

Pechino/Beijing

22/12 Facciamo colazione in un caffè vicino all’ albergo ed alle nove puntuali ci incontriamo con a guida per l escursione sulla Grande Muraglia. Non conviene partire molto presto perché si rischia di incontrare il traffico dei pendolari. La metro di Pechino è efficiente ma i vagoni sono insufficienti per la quantità di persone e quindi è affollatissima ad orari normali. La guida non ci sta molto simpatica anche perché durante tutto il viaggio (1 ora e 40) ci racconta poco o nulla. Scrivo alla mia corrispondente cinese Nancy per farmi cambiare guida.

Grande Muraglia

Fuori Pechino ci sono vari quartieri dormitorio e molti campi coltivati ad alberi da frutto. Ci sono vari punti di accesso alla Grande Muraglia, noi abbiamo scelto Miutanyu perché secondo la Lonely Planet è uno dei punti un po meno affollati. La giornata è bellissima ed il cielo terso, una rarità a Beijing. Parcheggiamo , facciamo il biglietto per la Cablecar, una specie di ovetto, poi prendiamo un bus che porta alla partenza dell’ ovetto e quindi l ovetto che ci porta alla torre 14. Da qui si può scegliere se camminare verso la torre 7 da dove parte una pista di toboga o verso la torre 23. Noi optiamo per la seconda ipotesi. La salita è notevole, tanti gradini appesi, la nostra guida si dà per vinta alla torre 18 e noi contenti ne approfittiamo per lasciargli cappotti e giacche.

Arrivati alla torre 23 proseguiamo lungo la muraglia non restaurata ( la parte non turistica). Il cielo è terso, la visibilità ottima e si vedono le montagne della Mongolia ed i laghi della parte cinese. La muraglia è larga 34; metri ma nella parte non restaurata si riduce ad un viottolo tra gli arbusti. Camminiamo per circa tre ore tra andata e ritorno. Sono le 13,30 e abbiamo un pranzo prenotato in un ristorante e due minuti dal parcheggio, cibo non male con possibilità di mangiare la trota. Rientriamo a Pechino verso le 16. A quest’ora le guide considerano finita la loro giornata come capiremo poi, ovviamente ci sono quelle più disponibili.

Grande Muraglia

Vecchia Pechino Dongchen

Ci facciamo lasciare a Dongchen nord ( un quartiere di Pechino) vicino al Lago Qianhai in parte ghiacciato dove si affittano delle specie di slittini ( in realtà delle sedie montate su slitte) per poter scivolare sul ghiaccio. La zona intorno al lago è graziosa piena di locali dove suonano dal vivo e si può bere qualcosa. In questo quartiere ci sono ancora i famosi Hutong, vecchi vicoli di Pechino dove si trovano le case a cortile ma essendo state in gran parte rifatte con mattoni di cemento non sono molto attraenti. E interessante però visitare una casa per la spiegazione . infatti queste case a cortile furono costruite dai Mongoli secondo i principi del Fengshui sui quali sono basate anche la filosofia e la medicina cinese, cioè la ricerca dell’equilibrio tra Hin e Yan, femminile e maschile.

L’ingresso non è mai centrale perché quella è una prerogativa dell’imperatore, ma spostata ad est. La porta si apre su un corridoio che finisce su un muro con decorazioni che tengono lontani gli spiriti maligni. Il corridoio poi gira a sx dove si apre il cortile su cui si affacciano 4 edifici. Quello a nord è riservato agli anziani o padroni di casa ed è caratterizzato dall’ elemento acqua, simbolo di prosperità e ricchezza, quindi contiene una vasca con dei pesci rossi che in Cina portano fortuna. L edificio a est è riservato ai maschi di casa ( Yan che rappresentano il futuro, la discendenza e il loro elemento è il legno. L’edificio a ovest ospita le femmine di casa (Hin )che sono i gioielli di famiglia e quindi sono rappresentate dal metallo. L’edificio a sud è riservato agli ospiti e l’elemento rappresentativo è il fuoco . Il cortile centrale rappresenta la terra. A volte ci sono piantati alberi di melograno (simbolo di fertilità) o comunque degli alberi che vengono piantati quando si costruisce la casa e quindi sono molto vecchi. Ritorniamo in albergo a piedi (1 ora di cammino). Doccia veloce e poi anatra alla pechinese al Ristorante Dadong (ottima).

23/12 alle nove arriva puntuale la nuova guida Leo che consigliamo vivamente (vedi Beijingwalking tours). Simpatico e comunicativo organizza in proprio delle passeggiate culturali in Pechino.

Città Proibita-Piazza Tienamen

Ci dirigiamo verso Piazza Tienamen dove si accede passando attraverso controlli di sicurezza introdotti dopo le manifestazioni del ’99. La piazza è un simbolo del potere ed è molto sorvegliata perché si vogliono evitare manifestazioni che potrebbero avere risonanza mediatica. Dalla piazza si accede alla Città Proibita bellissima che vale da sola la visita di Pechino. Per fortuna dicembre è bassa stagione e c’è poca gente pare che in periodi turistici le code siano interminabili. Dopo la città proibita usciamo dalla parte del Parco Jingshen dove c’è una collina dalla cui vetta si ha una vista superba sulla città proibita:, se ne può ammirare la complessità, la grandezza e la forma dei suoi edifici ed il fossato che la cinge. Dopo il parco riprendiamo l’auto che ci porta a Dongchen nord dove facciamo un altro giro degli Hutong stavolta in risciò e visitiamo un’altra casa a corte.

Pranzo in loco al Courtyard consigliato sia per l’ambiente che per la cucina. Dopo pranzo visitiamo il Lama Temple che è un vecchio palazzo imperiale che, quando il principe che vi abitava diventò imperatore, fu trasformato in un tempio buddista. Il tempio è una serie di scatole cinesi: dal primo edificio si passa ad un cortile dove si trova un  secondo tempio e così via fino a 5/6. Dentro l’ultimo edificio è conservata un enorme statua del Budda alta mt.6 ricavata da un unico tronco di sequoia.

Riprendiamo l’auto e visitiamo il Parco del Tempio del Cielo, un enorme giardino ricco di cipressi secolari all’interno del quale ci sono vari templi dove l’imperatore in occasione del solstizio d’inverno pregava il cielo per la buona fortuna e successivamente per un buon raccolto. La prima struttura è una specie di grosso altare circolare al quale si accede attraverso vari terrazzi ogni 9 gradini. Tutta la struttura è basata sul numero 9 ed i suoi multipli. Successivamente si accede ad un altro tempio detto della Volta Celeste racchiuso da un muro circolare detto muro dell’eco perché bisbigliando da un lato si sente dall’altro.

Tutto il parco trasmette una sensazione di armonia e pace ed a noi è piaciuto moltissimo. Alla fine della visita ci facciamo portare al mercato delle Perle che è lì vicino. Il mercato è un grande magazzino dozzinale dove si vende di tutto ma gli ultimi due piani sono dedicati ai gioiellieri specializzati in perle. Ce ne sono da ogni prezzo e qualità a prezzi sempre convenienti. La guida ci ha detto che solitamente si contratta offrendo un decimo della richiesta ma qui non funziona. Torniamo con la Metro che ha prezzi  veramente ridicoli solo 2 RMB. Calcolando che 1 euro sono 7 RMB, il biglietto costa 30 centesimi. La Cina contrariamente a quel che si pensa non è affatto economica, per la maggior parte delle cose ha prezzi molto simili ai nostri.

Tornati in albergo bagno in piscina, doccia e cena in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet dove servono solo ravioli alla griglia. Molto piccolo e molto cinese ( anche come pulizia) non ci ha entusiasmato. Andiamo e torniamo con il taxi. Qui i taxi sono molto economici 13 RMB per i primi 3 chilometri quindi una corsa breve costa solo due euro.

24/12 prepariamo i bagagli e andiamo a far colazione in un vicino Star Bucks, pieno zipillo nonostante i prezzi alti ma questo è un quartiere di banche e uffici e probabilmente la gente che lavora qui ha stipendi simili ai nostri e si può permettere case, vestiti e vita simile alla nostra. L’impressione che si ha è che, a parte i superricchi dei quali sono testimonianza la quantità di negozi di Ferrari Porshe ecc, ci sia una borghesia in aumento se no non si giustificano la quantità di negozi di firme e catene commerciali presenti. Per contro si vedono anche tanti mendicanti che accettano volentieri anche offerte di cibo.

Facciamo check out pagando in contanti e cambiando gli euro in hotel perché in Cina è più conveniente che cambiare in banca ( non ci sono commissioni).

Palazzo d’Estate

In macchina sempre con la nostra guida raggiungiamo il Palazzo D’Estate che è sul 4° anello di Pechino. Il Palazzo era la residenza estiva dell’imperatore perché essendo posto sulle rive di un grande lago era più fresco ( pechino è fredda d’inverno ma molto calda d’estate). Il lago adesso è tutto ghiacciato ma d’estate si possono fare dei giri in barca. Vicino al Palazzo d’Estate c’è il più bell’albergo di Beijing l’Aman Hotel con vecchi padiglioni del palazzo riadattati a camere.

Il palazzo fu restaurato dopo le distruzioni ottocentesche da parte delle truppe anglo-francesi dall’ imperatrice Quin (quella che nel film L’Ultimo Imperatore muore all’inizio). All’interno del parco ci sono vari padiglioni all’interno dei quali non c’è molto da vedere ma il posto è splendido e la vista magnifica. In primavera il parco deve essere ancora più bello perché ci sono tantissime magnolie giapponesi. Su di un ‘altura troviamo una banda di pensionati cinesi che suona, canta e balla vecchie canzoni popolari comuniste. I cinesi grazie alla forte natalità posso permettersi di andare in pensione presto, le donne a 55 anni gli uomini a 60. Chiaccheriamo con un signore che parla un buon inglese che ci dice di essere stato un professore universitario. Ai cinesi piace molto ritrovarsi nei luoghi pubblici, all’aperto per giocare, ballare. Ieri nei parchi abbiamo visto tante donne e uomini che ballavano insieme, giocavano a carte o con una pallina con le piume che si può calciare o a volano. Più in là troviamo delle persone che fanno una specie di Tai Chi con le spade molto eleganti a vedersi. Camminiamo per un paio d’ore lungo il lago  attraversando ponticelli romantici in pietra. Verso mezzogiorno ci dirigiamo verso l’aeroporto dove arriviamo in 40”.

L’aeroporto dei voli nazionali è nuovo e pulito. Facciamo check in con un musone che non ci dà nemmeno il buongiorno e pranziamo in un fast food cinese. Imbarchiamo alle 14.25 per Xian. All’uscita dell’aeroporto di Xian la guida non c’è ma con il telefono cinese chiamiamo la nostra Nancy che ci rassicura che la guida arriverà. La guida Katy è molto preparata e nel tragitto dall’aereoporto al centro ci parla della storia della città e della Cina. Xian è una città molto antica, risale al 1000 a.C. ed ai suoi tempi era una delle più grandi città dell’antichità ( due milioni di abitanti). Punto di partenza della Via della Seta prosperò sotto la dinastia Han ( 6-9° secolo d.C.) anche se a renderla famosa è stato il fondatore della dinastia Quin  ( 226 a.C.) che pur avendo governato solo 15 anni è diventato celebre in tutto il mondo per la sua tomba ed il relativo esercito di terracotta.  Questo imperatore regnò per poco ma riuscì ugualmente ad unificare la Cina grazie appunto al suo esercito che pagava molto bene per cui i soldati combattevano coraggiosamente. Inoltre l’imperatore favorì l’integrazione raziale tra le varie popolazioni della Cina ed unificò il sistema di scrittura.

Xian-Esercito di terracotta

Arriviamo in centro città dopo un’ora. Xian è una grande città di 8 milioni di abitanti ma il centro storico è racchiuso nella cinta di mura medievali (sembrano quelle di Lucca), una delle meglio conservate della Cina moderna.

Il nostro albergo Mercure Sofitel è in centro e per via del mio compleanno ci è stato dato un upgrade di camera per cui abbiamo una suite. Usciamo dopo una doccia veloce perché sono le 20 e qui tra le 21 e 22 tutti ristoranti chiudono. Nelle strade c’è una grande confusione, qui festeggiano anche le nostre feste anche se in maniera un po’ eclettica. E’ come una grande fiera  ci sono banchetti che vendono di tutto dai cappelli di babbo Natale alle maschere di Hallowen, cibo e musica. I cinesi hanno una gran voglia di occidentalizzarsi ed anche se il Natale non è una loro festa un po’ dovunque si vedono alberi di Natale. Nel nostro albergo hanno fatto una casetta simile a quella di Hansel e Gretel piena di panettoni e pandori!

Per le strade è quasi impossibile camminare per la folla. Ci infiliamo per caso, più che altro per sfuggire alla marea umana in un ristorante Lao Sun Yao che poi scopriremo sulla Lonely essere uno dei più vecchi e quotati di Xian, dove servono ogni tipo di interiora, la tipica zuppa di qui ed altre “ prelibatezze”. Brindiamo con il vino “ Grande Muraglia” che mi ha regalato Leo, un merlot cabernet cinese niente male, ed anche la torta che mi ha regalato la guida di qui Kate è semplice e buona.

Esercito di Terracotta

25/12 Colazione in albergo e partenza alle nove in macchina per il sito  dove si trova l’esercito di terracotta. Lungo la strada vediamo il monumento alla principessa danzante con l’imperatore. Questa è una storia popolare cinese: una bellissima principessa anche se non più tanto giovane ma molto dotata come musicista, cantante e danzatrice , fece innamorare di sé l’imperatore. Il re la elesse prima concubina e poi la sposo e se ne innamorò tanto da trascurare i suoi doveri di imperatore. Il paese fu invaso dal nemico ed i soldati mentre fuggivano maledivano la regina che aveva fatto rammollire il re. La regina sentendo queste voci decise per il bene del paese di suicidarsi e si tagliò la gola. In realtà la principessa sembra che sia esistita veramente e viene identificata con la famosissima autrice della Canzone dell’Arcobaleno che mescola influenze arabe, indiane ed europee con la melodia cinese.

Un’alta storia anch’essa molto famosa è quella di una giovane il cui promesso sposo nel giorno delle nozze fu arrestato e costretto a lavorare alla Grande Muraglia, dove morì e ci fu seppellito dentro. La giovane avuta notizia della morte dell’amato chiese di averne indietro il corpo ma nessuno la considerò ma, la Muraglia, avuta pietà del suo dolore, si aprì nel punto dove era sepolto il giovane rivelandone il corpo. Altra donna famosa è un imperatrice , della quale non ricordo il nome, che regnò per ben 60 anni e che aveva un harem di 50 uomini!

Il museo dei Guerrieri di terracotta è diviso in tre padiglioni che coprono tre zone di scavo diverse anche se fanno parte della stessa tomba. Nel primo c’è il grosso dell’esercito ed è veramente impressionante. Al momento del ritrovamento della tomba le statue erano tutte distrutte  ed alcune sezioni sono state lasciate così come vennero ritrovate per testimonianza storica. Le statue vennero distrutte da un esercito di rivoltosi che pochi anni dopo la morte dell’imperatore  profanò la sepoltura e distrusse  quello che considerava un esercito nemico perché era di guardia al defunto re. In realtà il luogo dove si trova l’esercito è un mausoleo in quanto il corpo del re fu sepolto a 3 km di distanza.

All’epoca della nostra visita c’era  anche una mostra temporanea sui sistemi di restauro delle statue. Il problema principale è stata la conservazione del colore ( le statue erano tutte dipinte). Il secondo padiglione è meno interessante. Nel terzo ancora da scavare in parte si ha la possibilità di vedere alcune statue da vicino ed ammirarne i particolari delle acconciature, le caratteristiche somatiche delle varie razze, le espressioni, i particolari del vestiario. Sono veramente impressionanti.

Nel negozio del museo ci sono belle cose, tutte care ma si può assistere gratuitamente ad una lezione su come si fa a riconoscere la giada vera dalla finta e sulle diverse qualità ( nera, verde, rosa). Inoltre si ha la possibilità di farsi firmare il catalogo dallo scopritore dei guerrieri, il contadino che scavando un pozzo li scoprì. In realtà l’esistenza di questo esercito era ben nota tra la popolazione locale perché essi utilizzavano il sito per seppellire i loro defunti ma tacevano per superstizione perché credevano che il luogo fosse pieno di fantasmi. Il contadino che rivelò l’esistenza dell’esercito è stato  maledetto dai concittadini, perché il governo per aprire il luogo al pubblico ha levato tutte le sepolture e questo per i cinesi è la maggiore delle sciagure.

Verso l’una e mezzo andiamo a mangiare in un ristorante lungo la via per Xian. E’ un bel ristorante dove ci danno una saletta privata con bagno e salotto, possiamo ben dire di avere fatto il pranzo di Natale! Alzandomi vengo colpita da un micidiale attacco di mal di schiena per cui passo il resto della giornata e nottata a letto mentre il resto della famiglia va all’Opera, che è vicino all’albergo dove vedono una specie di musical storico, con balli canti ed esibizioni funamboliche €34 inizio spettacolo alle ore 20.00.Andarci ben vestiti perché il locale è poco riscaldato.

26/12 Dopo colazione con l’auto e le valigie fatte andiamo alla Porta est delle mura dove vediamo la torre della Campana e poi parcheggiamo vicino a quella dei Tamburi da dove inizia il quartiere mussulmano. La moschea all’interno del quartiere è molto affascinante perché non ha nulla a che vedere con le moschee tradizionali: è una costruzione a cortili e padiglioni cinesi con decorazioni che spaziano dai motivi floreali alle classiche iscrizioni arabe. All’interno della moschea vera e propria è conservata un’antica copia del Corano ed una vecchia mappa della Mecca. La comunità mussulmana a Xian è tuttora fiorente  ( 800.000 persone) ma non si distingue dal resto della popolazione perché si sono sempre mescolati per cui hanno tutti tratti cinesi. Il quartiere mussulmano si caratterizza per il bazar ed il mercato alimentare dove si può mangiare per strada carne, dolci, frutta secca e caramellata e molto altro. C’è una gran confusione di gente, suoni e musica a tutto volume. Con l’auto andiamo verso la Porta Est con doppia fortificazione dalle quali si accede alla passeggiata lungo le mura. Affittano delle bici che sono il mezzo ideale visto che il percorso è di km.5 ma con la mia schiena la bici è off limits per cui ci limitiamo a passeggiare per un po’. Le mura sono larghe una decina di metri  ed la riva  lungo fossato di sotto è stato trasformato in una passeggiata con bar e giardini. Peccato  che il tempo  sia grigio e nebbioso, non si sa se è nebbia o il famoso  inquinamento fin ora scampato ma ha un suo fascino. Ripresa la macchina in circa 40” raggiungiamo il museo storico molto interessante specie la sezione della dinastia Sui e Han 600-900 d.C. dove sono esposte ceramiche colorate eccezionalmente belle. Dal museo andiamo direttamente all’aeroporto dove arriviamo in un’altra quarantina di minuti. Mangiamo qualcosa dentro l’aeroporto perché quando arriveremo sarà tardi ed i ristoranti saranno sicuramente chiusi. Il viaggio è movimentato sia perché balliamo parecchio sia perché aereo è pieno di cinesi che fanno un gran baccano sembrano in gita scolastica.

Lijiang

Arriviamo a Lijiang alle 20.30. All’uscita troviamo la guida, un altro Jack che ci accompagna all’albergo. La città storica dista una mezz’ora dall’areoporto. La macchina non può entrare dentro la città storica perché è zona pedonale per cui ultimo tratto lo facciamo a piedi. Lijiang di sera sembra la città incantata del film: è una delle poche città cinesi antiche rimaste intatte, non per nulla è patrimonio dell’Unesco.  Abbiamo scelto una tipica Guest House , una casa tradizionale, tipica ma nonostante il riscaldamento gelida. Il concetto di freddo dei cinesi è molto relativo: nonostante il freddo intenso non esistono doppie porte anzi qui tengono tutto spalancato come se fosse estate.

27/12 La colazione qui è solo cinese ossia brodaglia di riso lessato, uova sode, una specie di focaccia che si mangia accompagnata da sottaceti vari. Il the, verde, è meno amaro di quello giapponese ma sa di poco. Anche qui la preparazione è una specie di cerimonia: fanno bollire l’acqua, poi la versano sulle mini tazzine che prendono con delle pinzette il tutto poggiato su di una specie di tagliere di legno a listelli. Versano un po’ d’acqua anche su degli animaletti di legno che stanno sempre sul tagliere per buona fortuna ( mai visto gente così superstiziosa tutto o porta bene o porta male). Poi versano l’acqua in una coppettina dove hanno sminuzzato un po’ di the. Il the qui lo vendono a panetti come il nostro panforte e si può avere invecchiato di 5 o 10 anni. Il primo the lo buttano sul tagliere, a volte anche il secondo poi o versano finalmente nelle tazzine.

LIJIANG

La popolazione di qui è per di più di etnia naxi ( leggi nasci) ma c’è anche una forte presenza Yi ( gli). Le donne yi sono quelle con i costumi più belli mentre quello naxi è più semplice bianco e blu.

Andiamo in macchina a circa 1 ora di distanza a visitare la montagna del Drago di Giada  mt. 4800 dove c’è un ghiacciaio perenne. Dal parcheggio auto si deve prendere un autobus che su per tornanti porta alla partenza dell’ovovia. C’è molta gente ma la fila scorre veloce. In cima fa piuttosto freddo e ci sono le nuvole quindi il paesaggio si vede a tratti. Dalla cima dell’ovovia ci sono delle scale che portano ad un punto panoramico ancora più in alto ma l’altitudine si fa sentire ed io mi fermo a metà.

Tornati giù ci dirigiamo a Baisha un villaggio naxi dove pranziamo nel cortile di un ristorante al sole. Dopo pranzo andiamo a far conoscenza con il famoso dottor Ho un arzillo novantunenne che cura con le erbe. Visitiamo poi una scuola di ricamo su seta e gli affreschi del palazzo MU d’estate. La famiglia Mu è la famiglia di feudatari che nel periodo Ming governavano la provincia di Lijiang. Tornati a Lijiang girottoliamo senza meta per le vie della città vecchia. Sembra una Venezia cinese tutta solcata da ruscelli con ponti in pietra. La sera cena in uno dei tantissimi ristorantini del posto. La parte vecchia infatti è tutta adibita a negozi, ristoranti e guest house.

28/12  La mattina vediamo il mercato lì vicino esperienza interessante per la varietà delle merci esposte e il concetto di freschezza: qui la maggior parte degli animali sono vivi ed uccisi al momento dell’acquisto, pesci, rane, polli, anatre ecc., non per cuori teneri.

Alle 10,3 ci incontriamo con la guida ed a piedi visitiamo la Collina del Leone  dalla cui pagoda si ammira il panorama su tutta la città; il parco del Lago del Drago di Giada dove ci sono molte coppie di fidanzati che si fanno fotografare con costumi tradizionali. Qui usa fare il servizio fotografico prima del matrimonio e poi si invitano gli amici e parenti a casa per poterle ammirare. Pranziamo, salutiamo la nostra guida  e poi ancora passeggiata per la città. Torniamo al mercato del mattino per farlo  vedere alle figlie che stamani dormivano. Rientriamo in albergo per riposarci e leggere un po’ e poi usciamo per la cena. Ceniamo in uno dei tanti mercati del cibo all’aperto dove si può scegliere cosa mangiare e poi andiamo a ballare in uno dei tanti locali , sembra di essere in un’Ibiza cinese. Un signore ci offre da bere, sono tutti molto contenti di averci lì a ballare.
per Pisa. Fine del nostro viaggio.

Fiume Yantze- Gole del Salto della Tigre

29/12 Lasciamo l’albergo ed in auto partiamo. Dopo circa un’ora ci fermiamo alla Drum Town, un villaggio naxi sulla prima curva del fiume  Yantze, molto fotografata. Vediamo la pietra che dà il nome al paese e passeggiamo per il mercato locale. Ci sono molti “dentisti” di strada con in bella mostra sul banchetto dentiere  e ferri del mestiere, che operano sul momento, sembra un vecchio film western. Ci sono anche purtroppo molte teste di cane ad indicare la provenienza della carne venduta.

Proseguiamo poi per il Tiger Liping Gorge la gola dello Yantze che casca da mt. 4900 a valle in 3 cateratte. Vediamo la prima cateratta, la cateratta del Salto della Tigre appunto, 600 scalini a scendere poi da risalire e poi pranziamo sulla terrazza soleggiata di un ristorante lì vicino. Prendiamo un po’ di sole e scrittura di questo diario.

La strada per Shangrilà è panoramica con alcuni punti dove ci si può fermare ad ammirare la Montagna Innevata del Drago di Giada dall’altro versante, il suo fratello minore il Monte Habba che è solo mt.200 più basso ,mentre in basso si può guardare lo scorrere sinuoso dello Yantze.  Dal punto panoramico del Tiger Leaping Gorge a Shagrilà impieghiamo due ore. La nuova guida è preparata e carina e ci racconta più cose lei sulla minoranza Yi che la precedente guida Jack che ne faceva parte ( con i jack non abbiamo fortuna).

Shangrilà

Passiamo accanto a dei villaggi Yi che sono circondati da una staccionata perché gli abitanti non gradiscono intrusioni  di estranei. Sono comunità chiuse e si sposano solo fra loro. Nelle comunità  lavorano solo le donne infatti sul loro copricapo hanno 6 piccole stelle ed 1 luna per significare che vanno a lavorare prima che sorga il sole e tornano che è già sorta la luna. Ci parla  anche della  popolazione tibetana.

Nel territorio di  Shangrilà il 65% della popolazione è tibetana ma sono presenti altre 16 minoranze, le 3 più importanti sono i naxi, gli yi, ed i sohn che però stanno più a nord. Nello Yunnan ci sono altre 6 città tibetane. Shangrilà è una città piccola per la Cina, 160.000 abitanti. La parte nuova si snoda su 3 grandi grandi stradoni che la fanno assomigliare ad una città americana. La parte vecchia purtroppo è in gran parte stata bruciata in un grande incendio nell’ottobre del 2013. Adesso i privati stanno ricostruendo le loro case, senza alcun aiuto dallo Stato. Per fortuna i tibetani non spendono soldi, non li mettono in banca, li usano sono  per restaurare e in questo caso ricostruire le proprie case.

La casa tibetana è molto bella e molto grande. Solitamente a 3 piani sul davanti ha una veranda  con un  colonnato di legno ed ha le cornici delle finestre ed il sottotetto interamente decorati con intagli di legno colorati.  La casa è circondata da un muro di cinta molto alto ed un imponente portone di ingresso.  Nel cortile a volte hanno grandi verande vetrate. Il pianterreno è adibito a ricovero per gli animali che di giorno girano liberamente per i campi; il primo piano è per la famiglia allargata, solitamente 3 generazioni; il terzo piano o sottotetto è un magazzino.

Shangrila

Nel primo piano  c’è un piccolo tempio dove pregare, un’enorme stanza dove troneggia da una parte il focolare intorno al quale mangiano, dall’altra la cisterna dell’acqua ( l’acqua è sacra per i tibetani)  riccamente decorata e nascosta da intagli di legno mentre il resto della stanza è vuota perché la sera la famiglia insieme agli amici vi si riunisce a bere e ballare. Il resto del piano è occupato dalle stanze da letto molto semplici, senza riscaldamento.

Il nostro albergo è tipico e grazioso, la nostra camera affaccia con una grande vetrata sulla terrazza dell’albergo che affaccia sul monastero principale di Shangrilà con annessa un enorme ruota della preghiera, vista grandiosa. Il proprietario non parla inglese ma è carino e gentile e si aiuta con il traduttore di Google . Le camere sono belle calde, bisogna pagare cash e non fanno cambio.

Dopo una doccia usciamo traversando la città vecchia andiamo in quella nuova dove in un enorme piazza la sera i tibetani si ritrovano per ballare le loro danze. Ci uniamo alle danze ma sono tutti ballerini esperti ed arranchiamo un po’. Una bella cosa di tutte le popolazioni cinesi è che si ritrovano molto negli spazi pubblici per ballare, fare sport, cantare e suonare  e chiunque può unirsi al gruppo. Ceniamo in un ristorante molto carino dove poi scopriremo vanno i tibetani  quando vogliono mangiare occidentale, infatti servono pizza e spaghetti ma noi mangiamo cinese. Il locale è molto caldo, cosa insolita qua e si sta bene.

30/12 Facciamo colazione “ all’occidentale” il che prevede caffè, pane, marmellata, uova, pomodori, mais e patate  dolci bollite. Alle 8.3 partiamo per il  Pudacao National Park. Fa un bel freddo ( -8) ma c’è il sole. Per la strada vediamo moltissime case tradizionali tibetane molto belle ed un luogo termale molto frequentato d’estate Tianshen Quiao : ci sono due piscine, una coperta ed una scoperta, ed una sauna.

Dopo una mezz’ora arriviamo al parcheggio del parco da dove, dopo aver fatto il biglietto, prendiamo l’autobus che fa il giro del parco. Il parco è stato costituito nel 2006, i cinesi quanto a la coscienza ecologica scarseggiano, ed è molto grande 67km quadri ed è stato il primo parco nazionale. Comprende due laghi che per i tibetani sono sacri quindi non ci si fa il bagno, né si pesca. Il paesaggio è bellissimo. Scendiamo dal bus al primo lago e percorriamo la passerella di legno che costeggia un lato del lago adesso tutto ghiacciato ( km 2,5 50” con soste). Il paesaggio è incantato, il sole fa luccicare la superficie del lago brinata, le querce  sulle sponde sono coperte da licheni verdolini che ondeggiano come tante preghiere tibetane. L’aria che si infila tra i buchi del ghiaccio produce dei suoni stranissimi vagamente inquietanti ma anche suggestivi. Proviamo a registrarli ma non si riesce. Non c’è quasi nessuno e sembra di vagare in un bosco incantato. Il lago deve essere bellissimo anche a primavera quando tutto è fiorito perché ci sono tantissime azalee e rododendri . Per contro pare che in quel periodo sia affollatissimo per cui l’atmosfera deve essere decisamente diversa.

Nel parco ci sono l’orso bruno e l’orso nero ma è impossibile vederli perché rimangono solo pochi esemplari ma ci sono moltissime varietà di orchidee e fiori vari. Vediamo tantissimi scoiattoli che si avvicinano tranquillamente. In fondo al sentiero riprendiamo il bus che si ferma un paio di volte in alcuni punti panoramici per consentire di fare foto. In lontananza si vedono delle montagne bellissime. Nei prati ci sono mucche, yack ed una particolare gru dal collo nero che sverna da queste parti e tanti cavallini tibetani bassi e pelosi.

Arrivati al secondo lago scendiamo. Il sentiero lungo lago è ancora più bello. C’è un bel sole e comincia a far caldo. Il lago molto più grande del primo, ha un’isoletta nel mezzo che d’estate si può raggiungere con delle barchette. La superficie in parte ghiacciata, in parte no, crea dei giochi di luce entusiasmanti. Il sentiero fa qualche saliscendi ma è facile ( 4 km un’ora e mezzo con numerosissime soste). Alla fine, ritroviamo la nostra guida che non ama camminare, e  riprendiamo il bus che ci riporta al parcheggio. Rientriamo in città, sono le due e mezzo ed il sole risplende. Perdiamo quasi un’ora alla Bank of China per cambiare gli euro ( ricordarsi di cambiare in altre città!). Andiamo a mangiare, in via di favore alla guida perché  è tardissimo, in un altro ristorante vicinissimo a quello della sera prima.

Tibet cinese

Andiamo poi a visitare il Monastero di Ganden Sumtseling Gompa che è una riproduzione un po’ più piccola del Potala di Lhasa. Bisogna lasciare l’auto in città e prendere un bus che in 10” porta al monastero. Per la strada ci fermiamo a visitare una casa tibetana ( 20 yuan di mancia). Il monastero fu fondato dal 5° Dalai Lama e per la sua somiglianza con quello di Lhasa viene chiamato mini potala. Distrutto in parte durante la rivoluzione culturale è stato poi ricostruito. Per salire in cima, ingresso a pagamento,  bisogna fare 148 scalini. A noi è piaciuto molto anche se la Lonely Planet dice che non vale la pena. Ci facciamo benedire dal monaco di turno che ci regala un braccialetto per uno ( da non levarsi!). Ci sono tre edifici che si possono visitare, due templi e la sala della preghiera comune usata solo in cerimonie ufficiali. Pare che durante le festività i monaci preghino per 15 giorni di fila dalle 7 alle 23. Davanti si siedono i monaci che indipendentemente dall’età stanno da più tempo nel monastero e così a scalare. Scopriamo che oltre al Dalai Lama, capo politico e religioso noto a tutti, esiste il Pacha Lama capo esclusivamente religioso che risiede attualmente a Beijing perché frequenta ancora il liceo! Dopo gli studi tornerà a Lhasa.

Rientrati in città andiamo a visitare il monastero che vediamo dal nostro albergo. Vi si accede dalla Moon Light Square, i cinesi danno sempre dei nomi molto belli Ci sono tre edifici sulla collina, uno non si visita, l’altro è il tempio, il terzo la più grande ruota di preghiera del mondo, un’enorme torre dorata che contiene al suo interno 100,000 ruote di preghiera. Per farla girare ci vogliono più persone, noi facciamo i tre giri di prassi. Se ne fanno o uno o tre mai due o quattro e si gira sempre verso destra. Sulla piazza in basso c’è un altro tempio dalla storia curiosa. Il monaco a capo del tempio era un furbacchione ed ai tempi della Lunga Marcia aiutò un comandante comunista e così evito la distruzione dell’edificio. Nel cortile c’è una grossa statua che raffigura il monaco che stringe la mano al comandante.

Ceniamo molto presto al ristorante dell’albergo poco distante. Proviamo la pentola mongola cioè una pentola di brodo bollente fatto di carni varie dove , dopo aver mangiato la carne che c’è dentro, ci si può cuocere foglie di verza, bietola, noodles, patate e pomodori. Rientriamo presto in albergo, doccia e scrittura del diario.

31/12 L’aeroporto di Shangrilà è vicinissimo alla città, 10” in auto; non è riscaldato e fa un freddo cane. Imbarchiamo alle 9.50.

In Cina bisogna ricordarsi di avere sempre con sé fazzoletti e saponetta perché raramente nei bagni si trova carta e sapone, anche talvolta in quelli degli areoporti! Le toilette sono sempre alla turca ma abbastanza pulite anche se l’abitudine di buttare la carta usata nei cestini anziché nei water è abbastanza schifosa. I cinesi non sono dei maniaci della pulizia ma le città sono mediamente pulite , il problema più grosso è la maleducazione della popolazione di qualsiasi livello sociale: sputano, ruttano, scorreggiano e spintonano senza ritegno. Ho visto più volte gente sputare negli areoporti o nei templi .

Kumming- Stone Forest

Arriviamo a Kunming verso le 11,30. La nuova guida Lucy è minutina ma sveglia e chiacchera inintterrottamente. Dall’aeroporto con la nostra auto andiamo direttamente alla Stone Forest una formazione carsica di alti pinnacoli di pietra dalle molteplici forme. Arriviamo al parcheggio del parco in tre quarti d’ora. Dalle dimensioni dei parcheggi, dei bagni e delle biglietterie uno si rende conto di quanta gente deve visitare questo posto in alta stagione nonostante il biglietto costi RMB 200 circa € 30.

Il luogo è bellissimo ma è stato un po’ rovinato dalle sovrastrutture create. Tutti i percorsi fra le rocce sono lastricati, con tavolini da pic- nic in pietra qua e là; le varie formazioni sono indicate in inglese e cinese con grandi pitture fatte direttamente sulle rocce! Il tutto contribuisce a creare un’atmosfera un po’ finta tipo grande parco giochi. Inoltre le poche, per fortuna, famigliole cinesi presenti sono piuttosto rumorose. Ci sono due aree principali: una con formazioni più grandi, l’altra con pinnacoli più piccoli. Al centro c’è un lago artificiale ed un’arena per spettacoli. In totale stiamo lì per due ore e mezzo. Il tempo è coperto ma fa caldo, dalle montagne a qui la differenza è notevole. Dal parco in un’oretta raggiungiamo il Golden Temple, che si trova a nord est della città ed è uno dei 5 templi interamente in rame della Cina. Si trova su di una collina ed è un tempio taoista molto grazioso. Inoltre è inserito in un parco che ospita 10.000 piante di camelie che adesso sono già in fiore. Infatti tra gennaio e febbraio c’è il Festival delle camelie. All’interno  del parco c’è anche la torre della Campana, una pagoda a tre piani che racchiude una grande campana e numerose altre costruzioni tra cui bar e ristoranti ed un piccolo ma graziosissimo giardino che ospita al suo interno la riproduzione in piccolo di tutti e 5 templi in rame della Cina.

Arriviamo a Kunming verso le 18 in piena rush houre ( qui finiscono di lavorare verso le 17.30). Kunming è la capitale dello Yunnan, una grande città industriale, capitale economica e culturale( ci sono una ventina di Università). Come la gran parte delle città cinesi è brutta questo perché  in Cina è stata operata ed è ancora in atto una speculazione edilizia selvaggia. Ad esempio la parte vecchia di Kunming è stata distrutta prima in occasione di un Expo e poi recentissimamente nel 2007 è stato distrutto l’ultimo quartiere antico rimasto, quello mussulmano, per costruire degli orrendi palazzoni.

Il fatto è qui tutto ciò che è moderno è brutto, non si vedono begli edifici contemporanei ma orrendi ed enormi palazzoni di 20/30 piani senza alcuno stile. La parte dove si trova il nostro albergo è quella più bella della città, affacciata sul parco del Lago Verde, piena di bar e ristoranti. Il Grand Hotel Kunming deve essere un vecchio albergo poi ristrutturato  e deve andar di moda tra la gente di Kunming perché la sera il parcheggio è pieno di Ferrari, Porshe e Maserati di cinesi che vengono a passare qui l’ultimo dell’anno.  Anche se i cinesi hanno il  loro capodanno a febbraio evidentemente non disdegnano di festeggiare l’ultimo dell’anno occidentale. In albergo ci docciamo e facciamo belli ed alle 20 usciamo andando a mangiare in un ristorante sul lago lì vicino. In taxi dopo cena raggiungiamo un locale indicato dalla guida. Il bar consigliato non è un granché ma si trova nel cuore della movida di Kunming. Nella solita piazza del bar ci sono ben cinque discoteche e c’è una marea di persone. Il bello della Cina è che si può andare nei locali presto . Entriamo al Camp David e ci appollaiamo al bar. L’offerta della serata è di RMB 220 per 12 birre!. Balliamo ma soprattutto ci divertiamo a guardarci in giro. Qualcuno ci chiede di farsi una foto con noi “esotici”. A mezzanotte le figlie sono stufe della musica ed usciamo. Torniamo in albergo con un taxi giusto in tempo per vedere i fuochi d’artificio.

Zhanghaijie-Montagne di Avatar

1/1 Sveglia con calma alle 10 e colazione in camera con nescaffé e panettone ( italiano). Alle 10,3 partiamo per l’aeroporto dove arriviamo senza intoppi dopo 40”. Arriviamo a Changsha con un’ora di ritardo, lì riprendiamo i bagagli e rifacciamo check in perché abbiamo cambiato compagnia aerea. Arriviamo a Zhanghaijiie alle 19 puntuali. L’aeroporto è minuscolo, la nostra guida è sveglia e simpatica. La città è appena 15” di distanza ma il nostro albergo è fuori città nel villaggio di Wulingiam più vicino all’entrata del parco. La città  per le medie cinesi è piccola, 6 milioni di abitanti. Il nostro albergo si trova proprio all’entrata del parco del Lago bao fengi, la zona è in costruzione, scopriremo nottetempo il perché della rapidità delle costruzioni cinesi: i cantieri lavorano notte e giorno senza mai fermarsi.

I ristoranti sono lontani così ci compriamo delle zuppe liofilizzate di nooddles all’alimentari lì vicino insieme a nescaffé e dolcini per la colazione di domani ( in albergo servono solo quella cinese e solo entro le 8!). Nelle camere dall’albergo cinesi c’è sempre il bollitore quindi organizzandosi si può fare sempre  colazione in camera.

2/1 Partiamo alle 9 e raggiungiamo l’entrata del parco di Wulingian e facciamo il biglietto che vale tre giorni, il biglietto non può essere ceduto perché prendono impronta digitale del pollice. Dalla biglietteria si prende un primo autobus che in 20” porta alla base dell’ascensore Baloon elevator, a pagamento con altro biglietto.

L’ascensore è esterno quindi panoramico ma sale molto velocemente. È alto mt. 700. All’arrivo si prende un altro autobus 82 che porta all’inizio del sentiero che passa tra le montagne di Avatar così chiamate da quando è uscito il film, formazioni rocciose che sicuramente hanno ispiratogli sceneggiatori del film perché sono tali e quali quindi fantastiche. Peccato che il posto sia rovinato dalla presenza di una moltitudine di cinesi festanti e urlanti, da una miriade di banchetti che vendono souvenir e roba da mangiare, da fotografi che ti vogliono fare le foto nei punti più suggestivi. Ci sono molte scimmiette molto carine.

Il sentiero cementato è in quota e si snoda attraverso altissimi pinnacoli, si può provare anche il brivido del passaggio di un ponte sospeso tra due pinnacoloni. Per l’intera passeggiata tra foto e soste ci mettiamo un’ora e mezza. La folla è veramente fastidiosa e siamo solo in bassa stagione! In alta stagione il parco ha circa 10.000 visitatori al giorno per un totale di 3.500.000 di turisti all’anno. Pare che in quei periodi le code all’ascensore o al bus siano di ¾ ore. Alla fine del giro ci fermiamo al villaggio originale ormai abbandonato a parte alcune locande dove si può mangiare.

Mangiamo all’aperto anche bene anche se è bene non guardare la cucina ed i bagni! Un tempo queste montagne erano abitate solo da minoranze etniche delle quali il solo ricordo rimasto è nei costumi che i fotografi usano per i loro scatti. Il problema della Cina è che pur avendo delle bellezze incontestabili, vengono rovinate dall’uso consumistico che ne viene fatto. Nel parco ad esempio ci sono pochi sentieri ma tantissime strade asfaltate, ristoranti, negozi, persino un Mac Donald ( che fra parentesi è la struttura che meglio si adatta all’ambiente). Dopo pranzo facciamo un’ora di coda per prender un altro bus che in 402 ci porta alla montagna dell’Imperatore. Lì c’è molta meno gente . Si possono ammirare dall’alto vallate di piccoli pinnacoli. Al ritorno , dopo aver ripreso il bus per scendere, rifacciano la passeggiata del mattino ormai deserta e la sensazione adesso è veramente incantevole e meravigliosa. Consiglio a chi dovesse visitare il parco di fare prima la montagna dell’imperatore e poi fare la passeggiata verso le 16,3 quando il grosso delle comitive è passato. Per goderci questa passeggiata in solitario  perdiamo l’ultima funivia che scendeva da un’altra parte ( chiude alle 17) ma prendiamo ultimo ascensore delle 18,30.

All’uscita del parco ci attende l’autista che ci riporta in albergo. Doccia veloce e riusciamo per cena alle 19,30 ( qui è già tardi). Il ristorante dove andiamo è famoso, si trova in paese accanto alla Bakery, l’insegna è in cinese ma vuol dire Wulan. Ci ha gentilmente accompagnato la guida e meno male perché il menù è solo in cinese e non ci sono foto, per contro la cucina è ottima e particolare anche se un po’ più cara del solito RMB 120 a testa. Alle 21,30 siamo in albergo, domani ci alziamo presto perché abbiamo deciso di andare a vedere il lago vicino all’albergo prima di iniziare il nostro secondo tour del parco . Abbiamo deciso di accorciare  la nostra permanenza qui a favore di un giorno in più a Shangai. Per fortuna in albergo c’era posto anche se il cambio ci è costato una cinquantina di euro.

3/1 Alle 8 siamo nella hall ed andiamo a piedi al Bao Feng Lake, abbiamo visto ieri in bus un filmino di promozione turistica e ci ha incuriosito molto. Ingresso € 20 . Entrati si percorre una strada in salita e dopo la cascata si prendono le scale a sinistra  e si travalica un monticello al di là del quale si apre la conca in mezzo alle montagne dove si trova  il lago. Non c’è ancora nessuno ed il lago è bellissimo. Poco dopo arriva una piccola comitiva di coreani mattutini e prendiamo insieme a loro la barca che fa il giro del lago. Il lago è piccolo ed il giro dura mezz’ora. Alle 9,15 siamo in albergo prendiamo le valigie e montiamo in auto. Entriamo dalla solita entrata del parco di ieri, quella con la pagoda di Wulingham. Tra poco sarà pronto un’enorme zona commerciale che farà da ingresso al parco ( tempo stimato di costruzione 6 mesi!). riprendiamo l’autobus ma stavolta scendiamo alla fermata precedente quella dell’ascensore e camminiamo lungo il Jinbian Brook cioè lungo il fiume che scorre nel canyon tra i pinnacoli che ieri abbiamo visto dall’alto. E’ una passeggiata molto piacevole, c’è pochissima gente e si possono ammirare i pinnacoli di ieri dal basso. La passeggiata dura un’ora e mezzo. Alla fine andiamo a mangiare senza infamia e senza lode in un ristorante del parco. Dopo pranzo con una macchinina elettrica scoperta  raggiungiamo la partenza della Cable Car, l’ovovia. La salita è spettacolare molto più dell’ascensore. A dir la verità fa un po’ paura. Arrivati su ci sono due sentieri ad anello uno da 1 ora e l’altro da due ore e mezzo. In realtà sono corti ma siccome bisogna salire e scendere le scale per raggiungere le varie terrazze panoramiche si impiega del tempo. Noi optiamo per quello breve ma poi anziché riprendere l’ovovia imbocchiamo il sentiero che scende giù a piedi. La discesa  è composta per lo più da scalini e dura un’ora e mezzo. Vivamente consigliata, poco frequentata e bellissima.

Al rientro un po’ stanchini usciamo dal parco dall’entrata di Zangajije national Forest. Lì ci aspetta il nostro autista che  ci porta in areoporto in largo anticipo. Non si sa che fare perché come detto l’areoporto è minuscolo e la roba da mangiare carissima ( un the € 8!) in più non c’è riscaldamento . Atterriamo al bellissimo areoporto di Shangai ci attendono nuova guida e nuovo autista entrambi donne. Recuperiamo velocemente le nostre valigie, nonostante l’intenso traffico aereo. La città ci appare enorme e scintillante.

Shangai

Dall’aereoporto al centro ci mettiamo un po’ meno di un’ora. L’Astor Hotel è in una comodissima posizione alla fine del Bund centrale ma ha visto temi migliori. Mi arrabbio molto perché ho prenotato due camere deluxe e quella delle ragazze corrisponde alla descrizione ( enorme, stile college di Hanry Potter, tutta in legno, con un enorme bagno, cestino di frutta e dolci di benvenuto) ma la nostra è la camera della serva al piano ammezzato rifatta, piccola con minuscolo bagno. Il personale parla poco inglese ed è parecchio maleducato e strafottente. Chiedo che mi cambino camera ma se ne infischiano per contro vogliono pagamento anticipato delle camere, sarebbe da andarsene ma siamo stanchi.

4/1 Usciamo senza guida con calma alle 9,3 dopo colazione in camera con nescaffè e dolcini che avevamo comprato a Zanghajie. Ci incamminiamo sul Bund.  Ieri sera la guida ci ha raccontato che pochi giorni prima, la sera dell’ultimo dell’anno, a causa della folla sono morte 36 persone ( si calcola che circa 10 milioni di persone erano in giro per il centro della  città tra residenti e turisti per vedere i fuochi d’artificio del countdown) e ci sono corone di fiori nel punto dove sono morte schiacciate. Ammiriamo i palazzi della parte vecchia e poi imbocchiamo Nanjijng Road, la via commerciale in buona parte pedonale ( per i pigri c’è un trenino rmb 5 a testa) e camminiamo fino a Remin Square o People Square enorme piazza dove un tempo c’era un ippodromo inglese, La piazza è occupata per lo più da un enorme parco dentro il quale si trovano la Concert Hall, il palazzo del Governo, il museo di Shangai e il Museo del Piano urbanistico di Shangai.

Shangai

Camminiamo verso sud verso l’elegante zona di Xitiandi dove ci sono le vecchie case a cortile in pietra Shikumen restaurate e convertite in negozi e ristoranti. Lì si trova anche la casa museo di Shikumen. Andiamo poi verso ovest sperdendoci nelle tante stradine e stradone della Concessione Francese. Mangiamo per strada i più buoni ravioli della Cina in un negozietto che fa solo quello. All’interno della Concessione si alternano vie nuove  e larghe con negozi a stradine dove si affacciano casette a schiera con piccoli giardinetti. In una di queste casette in Shaanxi Road si trova il Here Cafè un’oasi di pace con wifi, buon caffè e buoni dolci dove ci riposiamo un ‘ora al solicchio. Anche oggi la giornata è soleggiata e calda ( 17° insoliti anche per Shangai in questo periodo). Nella zona che è abitata soprattutto da stranieri e artisti ci sono molti negozi carini di stilisti locali, negozi vintage e delle specie di outlet di firme.

Sempre camminando arriviamo al Jingam Temple. A noi è piaciuto. Nel parco di fronte un anziano e leggiadro signore dà lezioni di ballo a chi le vuole. Fa dei movimenti lentissimi ed eleganti, lo ammiriamo per un po’ riposandoci sulle panchine del parco.

Poi prendiamo la metro (linea 2 direzione Pudong) per andare al mercato di Xinyang ( fermata metro del Museo della Scienza). Il mercato è sotterraneo e consiste in una miriade di negozietti che vendono di tutto ai prezzi più convenienti della città. Ci sono sartorie che confezionano vestiti e cappotti, negozi di cellulari e quant’altro ma a noi interessano le perle che compriamo a buon prezzo. La zona del Museo della scienza e della Tecnologia in superficie è molto bella, ipermoderna, con un teatro a forma di farfalla ed un’enorme meridiana luminosa.

Riprendiamo la metro per Nanjijng Road e ceniamo in un ristorante indicato dalla Lonely Planet nella parte vecchia di Shangai, Grand Mother, tutto molto buono. Vogliamo poi andare a bere qualcosa nella terrazza del l’edificio 18 sul Bund  il famoso Rouge Bar molto frequentato. Ma il bar è chiuso perché sotto inchiesta per i fatti dell’ultimo dell’anno: pare che il Bar avesse fatto fare degli inviti a forma di biglietti da 100 dollari e che gli invitati li abbiano poi buttati giù dalla terrazza. La gente sotto ha pensato che fossero soldi veri e si è accalcata lì sotto causando la morte delle 36 persone. Una coppia cinese elegantissima rimasta come noi fregata dalla chiusura del bar ci indica in alternativa la terrazza del Peninsula poco distante. L’esperienza vale i soldi spesi. Il Peninsula è molto più alto del Bar Rouge e la vista sulla città  scintillante è a 360°. Musica lounge, non fa freddo, cocktails un o’ annacquati ma ok. Andiamo a letto verso le 11.

5/12 Chiudiamo le valigie e partiamo stavolta in auto con la guida. Torniamo a Xintiandi dove visitiamo la casa museo di Shikumen. Questa casa negli anni ‘20 era di un banchiere cinese ed è un misto di antico e moderno, cinese ed europeo così come era la vita a Shangai di quegli anni. Illustrandoci la casa per i nostri standard piccola per essere quella di una persona facoltosa, la guida ci spiega che normalmente a Shangai le famiglie hanno a disposizione l’equivalente dello spazio di una stanza quindi per loro è grandissima. Nella casa c’è una camera per gli ospiti male esposta che veniva affittata  a terzi. Questo perché Shangai negli anni 20/30 quando il resto della Cina era occupato dai Giapponesi, essendo concessione francese e britannica, era zona franca per cui molti cinesi vi trovavano rifugio. Inoltre, attratti dall’atmosfera cosmopolita, molti poeti e letterati vi si trasferirono tant’è che si parla del movimento letterario di T….., non ricordo il nome esatto ma il  significato è  appunto la “stanzetta squallida in affitto”, perché quella era ciò che gli artisti potevano permettersi. La casa adesso è di proprietà del Governo. La famiglia proprietaria, come grandissima parte delle facoltose famiglie di Shangai, è scappata a Taiwan ai tempi di Chang hai shek.

Andiamo poi nella parte più antica di Shangai dove si trovano dei bei edifici storici in legno trasformati in un grande mercato turistico, sich! Lì visitiamo il Giardino del mandarino Hu. Questo giardino fu creato alla fine del 1500 da questo funzionario del governo Ming, tale Hu Pang, per suo piacere e per far piacere ai suoi anziani genitori ed infatti questo vuol dire il nome cinese del giardino. Ricorda i giardini giapponesi con laghetti pieni di pesci rossi, vari padiglioni, alberi secolari e colline create artificialmente con rocce portate da un vicino lago ( Shangai è tutta piatta). Molto bello il motivo decorativo dei muri che dividono le varie “ stanze” del giardino, che rappresentano un enorme drago le cui spire formano la cima del muro. Il giardino che si è miracolosamente salvato dai bombardamenti è di proprietà del governo.

Pranziamo nel ristorante anch’esso molto famoso, ci sono molte foto di capi di stato che hanno pranzato lì, nella piazza principale dove si imbocca il Ponte dalle nove svolte. Il ristorante affaccia sul giardino del mandarino Hue. Specialità sono il granchio ed il pesce. Tutto ottimo anche se ovviamente caro. Dopo pranzo ci aggiriamo per il bazar per le ultime compere ( prezzi da turisti quindi cari).

Ci spostiamo poi a Pudong, la zona aldilà del fiume costruita dagli anni novanta in poi, che è quella dove si trovano tutti i grattacieli simbolo di Shangai. Alla base della torre della televisione, Oriental  Pearl Tower,  ci sono le foto della trasformazione di Pudong dal 1993 quando era praticamente campagna non  collegata a Shangai da nessun ponte al 1999 quando l’attuale skyline si era già delineata, solo sei anni per trasformarla completamente! La nostra guida cartacea di pochi anni fa dà come edificio più alto la Shangai Tower ( a forma di cavatappi). Sembra che inizialmente il buco avesse forma tonda ma siccome l’edificio lateralmente ha la forma di un coltello ed il buco richiamava la bandiera degli odiati giapponesi, il progetto di uno studio di new York fu fatto cambiare. Adesso l’edificio più alto è una nuova costruzione che ai piani più alti ospiterà il Park Hyatt. Con l’ascensore saliamo alla seconda palla della Oriental Pearl Tower per ammirare il panorama prima da un piano poi da quello di sotto dove c’è la Skywalk perché il pavimento del piano è trasparente, vietato a chi soffre di vertigini. Dopo le foto di rito sull’abisso, scendiamo giù e perdiamo un po’ di tempo girando per i negozi dell’enorme mall di fronte alla torre. Ceniamo in un ristorante all’interno del mall  di una catena  1900 che serve solo dumplings (ravioli). Finiamo gli ultimi rmb nei negozi (ci sono già i saldi) e prendiamo un caffè da Starbucks. Alle venti ci passa a prendere l’autista e ci dirigiamo verso l’aeroporto dove, con una piacevole girata per il quartiere sud di Pudong,  arriviamo alle 20,30 giusto in tempo per imbarcare alle 22,30.

6/12 Viaggio nella norma anche se balliamo parecchio. Arriviamo a Istanbul alle 5 del mattino e ripartiamo 6 ore dopo.