Viaggio nel Giappone classico
I Viaggi della Famiglia Bacci - Dicembre 2012/Gennaio 2013- 14 Marzo 2015
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20/12 Partiamo da Pisa ore 10.30 per Roma e da lì diretti su Tokyo con Alitalia (12 ore di volo). Abbiamo comprato sei mesi fa i biglietti a prezzo scontatissimo (€ 506 andata /ritorno) mentre per la prenotazione degli alberghi e delle escursioni ci siamo appoggiati alla JTB Italia un associazione culturale italo/giapponese . Al tempo del nostro viaggio il cambio era €1 = yen 100. Per comodità io ho riportato i prezzi in euro.
Tokyo
21/12 Arriviamo all’aeroporto di Narita alle 11.15 ora locale ma, per noi sarebbero le 3,15 del mattino.
Il primo impatto con il Giappone lo abbiamo entrando nella toilette dell’aeroporto che dovrebbe essere corredata di manuale per l uso da quanti bottoni ci sono. Da Narita ci sono dei treni veloci che in circa un ora portano in centro ma noi siamo attesi da un impeccabile signore che ci conduce al nostro minivan poltronato e con vetrate panavision guidato da un altro impeccabile signore in guanti bianchi. Scopriremo poi che tutti gli autisti, anche di autobus, guidano in guanti bianchi perché il guanto bianco è simbolo di una persona affidabile.
Tutto quello che vediamo dai finestrini è ordinato e pulito. Il nostro albergo si trova nella zona di Shinjuku ad un passo dalle torri del Governo ( Washington Shinjuku hotel). Non possiamo fare check- in fino alle 14 così lasciamo i nostri bagagli alla reception ed andiamo a prendere la metro per andare a vedere il museo Ghibli (abbiamo biglietti prenotati per oggi).
Le strade sono poco affollate di auto ma tanto di persone eppure c è un gran silenzio. Sarà per tutti questi uomini in giacca e cravatta ma, sembra di essere sul set di Matrix.
La stazione di Shinjuku è enorme (ci transitano 3 milioni di perone al giorno). I biglietti si fanno alle macchinette che accettano sia spiccioli che biglietti ed hanno le istruzioni in inglese. La rete della metro di Tokyo a prima vista spaventa un po’ perché ci sono varie compagnie sia private che pubbliche ma dopo poco si impara. Ci sono varie linee di metro, più il treno di superfice JR, comunque tutte le scritte sono tradotte in inglese, le fermate, anche dell’autobus, sono annunciate in doppia lingua e ci sono molti information point ( dove però non sempre parlano inglese). In ogni caso i giapponesi sono la gentilezza fatta persona ed anche nella frenetica Tokyo c è sempre qualcuno disposto ad aiutarci.
Scendiamo a Makata e ci avviamo a piedi verso il museo ( km 1,10 ci sono le indicazioni in inglese) : passeggiata piacevole lungo un fiumiciattolo che lambisce una zona residenziale e poi sbuca in un parco dove si trova il Museo Ghibli. Il museo è perfetto per i bambini per l atmosfera magica che si respira o per gli appassionati di Hayao Miyazaki come mia figlia, ma io che sono sveglia da 24 ore , anche se i disegni sono bellissimi, rischio di addormentarmi.
Al ritorno prendiamo l’autobus verso la stazione della metro ed arrivati a Shinjuku facciamo un giro per il quartiere che da una parte è la zona degli uffici, dall’altra quella del divertimento e dei locali. Saliamo su una delle torri del governo dalla cima della quale si può ammirare gratuitamente tutta Tokyo. Ceniamo velocemente con una noddle soup ed alle 19 siamo in camera dove sistemiamo i nostri bagagli con una certa abilità visto le dimensioni lillipuziane della camera ( mi immagino cosa siano i capsula hotel).
Peccato invece non esserci portati la caffettiera ( per il problema della corrente a 110 volts) perché c’ una piastra elettrica per scaldare l’acqua del the che avremmo potuto sfruttare. Noi abbiamo preso tutti gli hotel senza colazione perché in albergo non conviene (€ 15) mentre fuori si trova un po di tutto dallo Starbucks ad altre catene di caffè. Negli alberghi troveremo sempre il bollitore però solo con the verde ( che sa di alga) o brown che però non è come il nostro the.
22/12 Oggi abbiamo un tour di Tokyo organizzato. Il Washington Hotel è uno di quelli che ha il pick- up in albergo per i tour organizzati, il che è piuttosto comodo (sennò tutte le gite partano dalla stazione centrale di Tokyo alle 9). Piove ed abbiamo lasciato gli ombrelli in hotel . Prima tappa è la Tokyo Tower. All’interno dello Shiba park che è uguale alla torre Eiffel solo più alta ed arancione. A metà torre c è una terrazza panoramica: da qui si vedono le torri di Rappongi e quelle di Ginza.
Dopo la Tokyo Tower andiamo all’Happo-en Japanese Garden che è un bellissimo giardino con varie sale per matrimoni dove abbiamo modo di vedere molte signore elegantissime in Kimono e spose con kimono bianco tradizionale.
In una casa da the nel giardino assistiamo alla cerimonia del the. I gesti sono lenti e affascinanti, il the un cappuccino verde che sa di alga ma che coscienziosamente beviamo.
Percorriamo poi le vie di downtown Ginza e costeggiamo il palazzo imperiale ( non visitabile). Andiamo in un altro bel giardino Chinzan-so con annesse sempre strutture per matrimoni, dove vediamo altre spose, e lì in una dependance nel giardino dove ci sono delle sorgenti naturali, abbiamo il nostro primo pranzo teriyaki ossia tipo il nostro barbecue: al centro del tavolo c è una grossa piastra di pietra dove vengono cotte carni, pesci e verdure.
Nei ristoranti giapponesi, di qualunque genere siano, l’acqua ( di fonte ma servita con ghiaccio) ed il the sono gratuiti ed a volontà, in alcuni servono gratuitamente anche la miso soup o porzioni aggiuntive di riso bianco ( che non manca mai tipo il nostro pane). Le bevande invece sono a pagamento ed a Tokyo abbastanza care ( una birra si parte dai 7/8 euro in su a seconda del livello del ristorante).
Dopo pranzo facciamo la crociera in battello sul fiume Sumida. Dal molo di partenza si vedono il Golden Bridge, la ruota panoramica ed il palazzo della televisione.
Scendiamo ad Asakusa dove si vedono la nuova antenna della televisione, la Tokyo Tree, ed il palazzo di una compagnia di birra tutto dorato perché rappresenta un bicchiere di birra spumeggiante ed il corno d oro sopra l edificio adiacente rappresenta la fiamma della passione dell azienda ( lo spirito aziendale).
Qui hanno la mania dei palazzi a tema: di fronte alla Tokyo Tower ci sono due palazzi a siluro che simboleggiano dei fiori di loto perché la tokyo Tower si trova tra due famosi templi ( Zajoli temple dove sono sepolti vari shogun ed un altro di cui non ricordo il nome); inoltre c è un altro grattacielo che ha la cima a forma di posacenere perché è di una compagnia del tabacco.
Ad Asakusa si visitano il tempio buddista Asakusa Kannon. Kannon è il budda misericordioso la cui statuetta fu trovata nel fiume Somida da due pescatori intorno alla quale è sorto il tempio ed il santuario shintoista Senso-ji.
I giapponesi sono molto elastici riguardo alla religione ossia la scelta di una religione non esclude l altra. Celebrano tutte le feste schintoiste di nascita e delle tappe di crescita dei bambini ( i 3-5 e 7 anni), la festa degli adulti ed il matrimonio ma visto che non esistono cerimonie funebri shintoiste perché lo shintoismo non prevede un aldilà ma un semplice ritorno alla natura, i funerali sono tutti buddisti e buddiste le sepolture e, visto che ci sono, festeggiano anche il Natale.
Anche la festa di Capodanno è shintoista perché si pensa che lo spirito dell anno nuovo vada accolto con festeggiamenti. In Giappone il vecchio sopravvive insieme al nuovo: i grandi grattacieli accanto a vecchi vicoli sui quali si affacciano case in legno, le cose supermoderne con quelle tradizionali. Le persone lavorano e studiano in maniera frenetica ma trovano il tempo per continuare a festeggiare la fioritura dei ciliegi andando a fare pic nic sotto gli alberi fioriti magari ubriacandosi perché sembra che i giapponesi siano sprovvisti di quel particolare enzima che fa digerire l alcool per cui si sbronzano facilmente.
Dopo aver girovagato per i negozietti di Asakusa Nakanise arcade dove assaggiamo varie specialità giapponesi di cui ignoro il nome, tra cui i dolcetti fatti al momento di cialda riempita di pasta di fagioli rossi dolci o di purea al the verde, biscottini di soia ecc. Risaliamo sul nostro bus che ci è venuto a prendere che attraverso i parchi ed i musei di Ueno ci riporta verso Ginza dove rimaniamo ad ammirare le vie dello shopping illuminate a festa.
Qui i negozi chiudono alle 20 così la zona è affollatissima. Ammiriamo i palazzi delle varie griffes dopodiché verso le 21 ormai piuttosto stanchi prendiamo la metro rossa e torniamo in albergo. Scendiamo , sbagliando alla fermata di Shinjuku precedente alla nostra e così facciamo una passeggiata per Kabukicho, sotto quartiere di Shinjuku a luci rosse ma non solo, nel senso che ci sono anche moltissimi teatri, bar e ristoranti.
23/12 Oggi è il compleanno dell’imperatore ed è l unico giorno, insieme al 2 gennaio, in cui si possono visitare i giardini del palazzo imperiale, ma noi abbiamo già prenotato la gita a Nikko.
Nikko
Partenza alle 7.45 Mentre il giro di Tokyo guidato mi è piaciuto molto consiglio di andare a Nikko per proprio conto perché con il treno si fa molto prima ( 40″ anziché due ore). Inoltre potendo scegliere evitare i giorni festivi ( oggi è domenica e c è una marea di gente).
Detto questo Nikko è un posto bellissimo. Il paese è un tipico paesino di montagna molto grazioso. La zona dei templi dista dal paese circa 5 chilometri ma è collegata con la stazione dei treni da un autobus.
Il primo tempio buddista il Rinno-ji è in restauro con un enorme recinzione che lo copre tutto e pertanto risulta poco interessante anche se le statue al suo interno sono molto belle. In compenso il posto è bellissimo: il viale di accesso al Toshogu è fiancheggiato da cedri secolari, altissimi. L’accesso dal Omote-mon ( il portale) è maestoso. All interno del complesso ci sono varie costruzioni in legno decorato un tempo stalle e magazzini. Da un un imponente scalinata ed un secondo Tori di accesso dove ci si può fare foto ricordo, si accede al santuario vero e proprio. A sinistra c è il Honji-do tempio buddista sul cui soffitto è raffigurato un grande drago: un monaco batte dei legnetti e ci dimostra che solo sotto la bocca del drago si forma un eco: pare che il sentirlo porti fortuna.
Usciti entriamo attraverso la porta del tramonto Yomei-mon , nel santuario. Lo Yomei-mon è suntuoso sostenuto da colonne bianche decorate da draghi ed altri animali mitologici.
All’interno di ogni tempio o santuario siano essi shintoisti che buddisti, nonché in molti musei, ed ovviamente in tutte le case, bisogna sempre levarsi le scarpe, il che, visto la temperatura polare, non è il massimo. Oggi splende il sole, e così sarà per tutta la vacanza, ma le temperature saranno sempre intorno allo zero ed i pavimenti sono sempre gelidi.
Dopo la visita andiamo a mangiare in un ristorante tipico dove assaggiamo lo yoba, un formaggio tipico di Nikko fatto con il latte di soia, ramen in brodo d anatra, una buona tempura di verdure e gamberi ed altre cose di cui non ho la più pallida idea di cosa siano.
Dopo pranzo visitiamo la villa imperiale( residenza estiva dell imperatore) anch’essa gelida: peccato per il freddo perché la villa è molto bella, affacciata su giardini interni ed esterni che in primavera devono essere fantastici ( c è un ciliegio secolare di 400 anni di cui vediamo delle foto spettacolari di quando è fiorito). Dopo la villa ci spostiamo di qualche chilometro per andare a vedere le cascate con breve passeggiata fino ad un punto panoramico.
Il rientro, causa incidente sull autostrada, è lento ed arriviamo a Shinjuku alle 20 dove ceniamo in un ristorante molto carino di Teriyaki dove sbirciando negli altri tavoli decidiamo di provare molti tipi di carne ( attenzione per lo più sono fegato, stomaco ed interiora varie ma le trattano bene e sono buone, noi lo abbiamo scoperto dopo averle mangiate).
24/12 L’ agenzia con la quale abbiamo fatte tutte le escursioni a Tokyo è la Sunrise Travel.
Kamakura-Hase
Partiamo sempre alle 7.45 Il bus che ci è venuto a prendere in albergo fa una strada un po diversa: passa per Kabucicho, poi per il bellissimo quartiere di Tameke con grattacieli ultramoderni, molto verde e santuari. Poi Kamiyako sotto le due torri a forma di loto.
Arrivati alla stazione degli autobus ci spostiamo alla Tokyo Central Station dove prendiamo la metro per Shinagawa e da lì il treno per Kamakura ( 1 ora). Da Kamakura station prendiamo un altro trenino ( 5”) per Hase dove si trovano il Kannon do Hall e il Kotokuin temple.
Prima di visitare il Kannon ci infiliamo in una stradina per visitare un piccolo e delizioso santuario shintoista. Il tempio buddista di Kannon è su di una collina in mezzo ad un bel giardino giapponese e dalla cima si gode di un incantevole vista su Kamakura ed il mare.
La cosa piacevole di questi luoghi religiosi è la commistione tra religione buddista e shintoista: anche qui c è una grotta dedicata alla dea protettrice delle arti dove sono raffigurati vari dei.
A piedi raggiungiamo il poco distante Kotokuin Temple che non è proprio un tempio ( il tempio originario fu spazzato via insieme alla precedente statua del budda da uno tsunami nel 1400) e da allora esiste solo la grande statua del Budda in pietra. Pranziamo lì vicino e poi riprendiamo il trenino per Kamakura città.
Kamakura è una bella cittadina sul mare ( tanto piccola non è visto che ha 175000 abitanti) con tante villette con giardino e vari tempietti. Pare che sia la residenza scelta da chi lavora a Tokyo ma ha famiglia: qui c è più spazio e più verde ad un’ora da Tokyo. Alcune case tradizionali sonio molto belle.
Al santuario di Tsurugaoka Hachimangu si accede da un lungo viale fiancheggiato da ciliegi. Il santuario non è particolarmente bello ma è immerso in un piacevole parco. Dopo un giro in risciò ( non fatelo), gironzoliamo un po per Kamakura assaggiando altre specialità dolciarie ( comprate i dolci di nocciole, tipo nostro croccante o addormentasuocera ,perché non li troverete più e sono molto buoni).
Elementi base dei dolci tradizionali sono la purea di fagioli dolci rossi e la farina di riso che a forma di paline o di cremino infilzate su di un bastoncino, vengono serviti con una salsa a base di soia dolce, semi di sesamo ed altre varianti.
Shibuya
Alle 16 riprendiamo il treno per Tokyo dal quale scendiamo alla stazione di Shibuya. Il quartiere ritrovo dei ragazzi, è indescrivibile: fiumane di gente ed una miriade di insegne colorate e megamaxischermi che fanno un po’ Blade Runner. Prendiamo un caffè allo Starbucks che affaccia su Shibuya Crossing solo per vedere dall alto l’attraversamento della piazza allo scoccare del verde. Dopo di che ci buttiamo nella mischia.
Da vedere il magazzino 109 dove si fa la moda giovanile di Tokyo: lì si trovano, a prezzi accessibili, tutte le cose che indossano le ragazzine tra il chiccosetto e il lolita style. Un’avvertenza: la maggior parte delle ragazze sono magrissime ed i negozi hanno tutte taglie uniche che vestono fino ad una 42, per noi ciccie non c’è speranza.
Gironzoliamo per le varie strade, poi foto di rito accanto alla statua del cane Hakiko di rito e poi riprendiamo la metro per Shinjuku. Usciamo dal lato est verso Kabukicho ed anche lì insegne, le luci, la folla e gli schermi non sono da meno. In mezzo a questa confusione riusciamo a trovare il ristorante che ci avevano consigliato di shabu-shabu ( tutto bollito in un calderone pieno di brodo che ti portano sul tavolo dove si può immergere carne di vario tipo tagliata a fettine sottili, uova, verdure e spaghetti di soia). Prendiamo un menu all you can eat a € 25 a testa e poi dopo cena torniamo di passo svelto verso l’albergo.
Mercato del pesce
25/12 Ci svegliamo un po’ più tardi ( è Natale!) ed usciamo verso le 8,15 e ci dirigiamo al mercato del pesce di Tsukiji. Per arrivare da Shinjuku si deve prendere la JR e poi la metro.
Per assistere all’asta del tonno bisogna presentarsi alle 4,30 ed anche così non si è sicuri di entrare perché fanno entrare un numero limitato di persone. Al pubblico il mercato apre alle 9 e noi contiamo di arrivare per quell’ ora.
Scesi dalla metro passiamo prima dai mercati generali dove adocchiamo vari banchi dove mangiare tempura e ramen. Il mercato ancora ferve di attività e sinceramente , vedendo tutti quei carrellini che sfrecciano come pazzi rischiando di investirti, sono contenta di essere arrivata a quest ora: mi immagino solo cosa deve essere in piena attività lavorativa.
Il mercato del pesce di Tokyo pare sia il più grande del mondo: certo è che tutto quello che c è nel mare lì si vende, dai cetrioli di mare al pesce palla. Attenzione mettersi scarpe adatte perché si va a mezza gamba nell’acqua ( o nel sangue).
Tutto è molto più grande: enormi tentacoli di piovra, cozze e molluschi giganti, granchi mostruosi, anguille guizzanti. Molti banchi fanno assaggiare la propria merce dal tonno crudo al salmone affumicato. La maggior parte dei pesci venduti agonizza ancora , tra quello ed il sangue di tonno, a Fiammetta le passa per sempre la voglia di sushi.
Io e suo padre si vede più coriacei, appena usciti dal mercato, ci infiliamo in un ristorante di sushi, dove sotto i nostri occhi abilissimi cuochi ce li preparano davanti a noi. Usciti di lì c è sempre posto per assaggiare varie altre cose che vendono al mercato ( per lo più fritti e ravioloni vari).
Ci dirigiamo verso il vicino ( 10″ a piedi) parco di Hama-Riku che ci hanno detto essere molto bello e di fatti così è. Un oasi di pace in mezzo ai grattacieli. Ingresso a pagamento € 3 con audioguida gratuita. Io me lo giro tutto, le bimbe si riposano al sole nella casa da the in mezzo ad uno dei tanti laghetti.
Usciti da lì prendiamo la metro per Ueno perché vogliamo andare al museo nazionale di Tokyo che alla fine abbiamo preferito all’allettante Museo Edo. Il parco di Ueno è molto bello, ci sono vari templi di cui uno, il Toshogu, è l unico originale del 1630.
La maggior parte dei templi essendo di legno sono andati distrutti o per il fuoco o per la seconda guerra mondiale e sono in gran parte ricostruiti. Comunque il Toshogu è chiuso per restauri e qui quando restaurano impacchettano tutto con enormi impalcature dove sopra riproducono l immagine del tempio ( idem a Nikko o al teatro kabuki ). Peccato perchè dal disegno sembra molto bello.
Harajuku
Al museo abbiamo l’amara sorpresa : il museo è chiuso per le festività dal 25/12 al 1/1 e così sarà per il resto del viaggio per quasi tutti i musei. Vediamo dal di fuori il museo di arte occidentale progettato da Le Corbusier e poi dopo sosta al sole nel parco, decidiamo di andare a vedere il santuario di Meiji-jingu ad Harajuku. All uscita della metro chiediamo a delle ragazze indicazioni e loro gentilmente, non sapendocelo spiegare in inglese, ci accompagnano all ingresso del parco.
Il parco con alberi secolari è silenzioso e tranquillo: la cosa che più colpisce qui a Tokyo è il silenzio: trattandosi di una megalopoli di 12 milioni di abitanti stupiscono le poche auto che circolano per strada, il silenzio sulla metropolitana dove tutti parlano a bassa voce ed è proibito parlare al telefonino, l assenza di forti rumori.
La seconda cosa è naturalmente la pulizia: in una città che ha abolito i cestini dopo l attacco terroristico nella metro alcuni anni fa non ci sono cartacce per strada, né altri generi di sporcizia. Non parliamo dei bagni, dove, come diceva una volta una pubblicità, potreste anche mangiarci. Non si fuma per strada né nei parchi, così si sono eliminate le cicche, ma solo in appositi corner per fumatori. In compenso si fuma in alcuni ristoranti se hanno un buon impianto di aereazione ( ad es. nei teriyaki).
Dopo aver visto il santuario di Meiji-jingu usciamo : sono le 16 , ed anche se la maggior parte dei templi e parchi chiude al tramonto, quindi verso le 17, una gentile voce in giapponese e inglese ci sta invitando ad uscire. Davanti all uscita del parco inizia Omotesando-dori, un grande viale alberato dove si affacciano tutti i negozi delle maggiori griffe: forse è la zona più bella per lo shopping anche se Tokyo è il paradiso dello shopping ovunque si vada.
Ci sono dei palazzi bellissimi il più bello dei quali è probabilmente quello della Luis Vitton anche se pure quello di Tods è degno di nota. Anche qui la solita marea umana ma meno addobbi e meno luci sfavillanti rispetto a Ginza: se Ginza è la Fifht avenue, Omotesando-dori sono gli Champs Elises.
Ogni volta che camminiamo per la strada ci stupiamo della quantità di ragazze, ma anche ragazzi, che camminano con i piedi rivolti all’indentro, ci domandiamo se esistano gli ortopedici.
Nelle vie laterali si trovano atmosfere completamente diverse: alcune modaiole alternative , altre in cui sembra di essere catapultati in un altra dimensione. In particolare la traversa pedonale prima di Ralph Laurent a dx e sx è fiancheggiata da piccole casette in legno con negozietti più consoni alla provenza francese che a Tokyo. Ceniamo in un sushi bar dove ci si siede ed i i piatti con i vari tipi di sushi scorrono davanti su un nastro trasportatore. Ad ogni colore di piatto corrisponde un prezzo che variano dai € 2 ai € 7.
Infine ci concediamo un gelato da Grom ( ebbene sì proprio lui con la solita immutata qualità) e poi metro verso l albergo. Ci dobbiamo rifare le valigie perché, per comodità, spediamo i bagagli direttamente a kyoto e viaggiamo con solo due trolleini ( spedizione di tre valigie grandi € 44) e li consegnamo la sera.
Monte Fuji
26/12 Check out e poi alla stazione centrale di Tokyo dove ci attende bus per Monte Fuji. Questa è un escursione che sconsiglio vivamente di fare, la classica gita per turisti giapponesi.
Due ore di autobus, molto panoramiche, e fin qui tutto bene dopo di che è un susseguirsi di brevi fermate ( al centro visitatori, ad una stazione più vicina) per fare le foto e ripartire. Pranzo alle 11,45, crociera sul lago Ashi ( 10″ di navigazione), funicolare per andare in cima ad una montagna dalla quale si gode uno spettacolare panorama su tutti i laghi, Tokyo, Monte Fuji e l’oceano il tutto inframezzato da tempo per lo shopping: comunque la gita dura poco ed alle 16 il bus ci molla al volo ad Hakone Youmota che era la nostra meta.
Lì cerchiamo il nostro ryokan . Il ryokan ci ripaga della giornata un po’ insulsa, a parte gli splendidi panorami. Ci cambiamo ed andiamo alle terme .
Le terme sono divise tra uomini e donne perché si sta nudi e sono divise tra vasche interne ed esterne immerse in un bellissimo giardino giapponese. L acqua è caldissima e dopo poco si sta bene, nonostante la temperatura esterna sia molto bassa, anche fuori dall acqua. Prima di immergersi bisogna lavarsi accuratamente. Per i giapponesi le terme sono uno strumento di pulizia e tra un immersione e l’altra si rilavano: ci sono varie toilette fornite di shampoo e saponi dove ci siede e ci si lava.
Dopo esserci lessate ben bene ci asciughiamo e prendiamo un the caldo. Dopo di che rientriamo in camera e ci mettiamo a leggere nella nostra verandina che affaccia sul giardino curatissimo dell albergo.
Alle 19, ora per la quale abbiamo ordinato la cena, entra la cameriera che in ginocchioni, apparecchia la tavola ( un capolavoro di estetica) e ci serve la cena. La cena è un esplosione di sapori: in ogni ciottolino, e ce sono diversi, 4/5 bocconi di cose diverse divise tra cose fredde e calde ( ciascuna con il proprio fornellino sotto). Alle venti ritorna la cameriera, ma sembra riduttivo chiamarla così visto la ricercatezza della pettinatura e la bellezza del kimono, che sparecchia e poi fa venire l’inserviente che ci prepara i futon per la notte: il futon è comodissimo a parte il cuscino che è solo quello tipico giapponese che sembra riempito di sabbia ( negli alberghi c’è sempre ma c è anche quello all occidentale) .
Una cosa sul personale : sono tutti gentilissimi ed a noi verrebbe anche naturale dare delle mance visto che non siamo abituati ad una tale attenzione , ma qui non usano ed anzi pare sia considerato maleducato o perlomeno imbarazzante dare dei soldi in mano a qualcuno.
27/12 Abbiamo chiesto di anticipare la colazione ( il primo turno inizierebbe alle 7.30) per fare le cose con calma ed abbiamo ragione perché per mangiare tutto ci vuole un po’ di tempo. La colazione è come la cena, una volta registrato il cervello e scordato caffè e briosce, buonissima. Dal pesce affumicato alla zuppa di telline, dai frutti di mare crudi ai bianchetti. Ed ancora uova in brodo, ravioli e tofu.
Nagoya-Takayama
Alle 8 usciamo: le bimbe hanno saltato a piè pari la colazione. Ci eravamo informati il giorno prima degli orari dei bus per Odawara e riusciamo a prendere quello delle 8.02 in ritardo. L’autobus termina la sua cosa alla stazione degli autobus che è accanto a quella dei treni ( come quasi sempre intelligentemente avviene). In stazione nessuno parla inglese e sul cartellone della linea JR non c è alcun treno per Nagoya, ma poi chiedendo qua e là, ci viene indicato di scendere in fondo alla stazione al piano di sotto e lì troviamo le indicazioni per Nagoya. Alle stazioni ci sono 4 binari, due centrali per i treni superveloci, e due laterali per i treni che si fermano nelle due direzioni. Sui tabelloni sono indicate le carrozze sulle quali si può salire senza posti prenotati. Il treno è comodo con sedili reclinabili e girevoli e corre a tratti lungo la costa.
Vado in bagno solo per la curiosità di vedere come sono fatti ma niente di nuovo rispetto agli altri ( anche se diversi dai nostri). A parte la perfetta pulizia sono sempre dotati di seggiolino dove le mamme possono metter il bambino, il solito sedile dotato di riscaldamento, musichina e bidet, ed a volte delle pedane che si tirano giù per spogliarsi. Nei bagni c ‘è sempre la carta igienica mentre raramente c’ è la carta per asciugarsi le mani o gli asciugatori elettrici: per questo le signore giapponesi girano con un piccolo asciugamanino nella borsetta.
La provincia del Giappone non ha nulla a che vedere con i grattacieli di Tokyo ed il suo affollamento. A parte qualche tetto alla giapponese, le case che vediamo dal finestrino assomigliano di più a quelle della provincia americana: tutte piccole villette ben tenute, con graziosi giardini con tutti gli alberi potati e curati: a mano a mano che ci si allontana dalle città si vedono orti e campi coltivati. Le case sono tutte piuttosto grandi niente a che vedere con i 60 metri quadri di Tokyo. A Nagoya cambiamo treno, ormai ci stiamo allontanando dal mare ed il paesaggio diventa più verde, con tante collinette che a mano a mano diventano sempre più alte . Ad un certo punto il treno viaggia sul fondovalle innevato di alcune montagne.
Arrivati a Takayama il nostro albergo è praticamente di fronte alla stazione e così l ufficio informazioni turistiche. Lasciamo i bagagli, mangiamo qualcosa e iniziamo ad esplorare Takayama.
La cittadina è molto carina con intere strade con case tradizionali ( molte visitabili) ed è attraversata da un fiume e da vari canali. Ci sono molti negozietti di artigianato e souvenir ma molto veri, negozi casa/bottega con proprietari che sono dei veri pesonaggi. Visitiamo la casa Kusabe, una vecchia casa di mercanti trasformata in museo, ed il Kaitan Hall un museo che ospita gli altissimi carri tradizionali che vengono portati in processione nel matsuri ( festival) di primavera e autunno. Sono stati creati con le donazioni delle varie corporazioni di mercanti ed artigiani. Accanto al museo, su di una collinetta, c è un bel santuario, mentre proprio accanto c è un altro museo ( dove si accede con il solito biglietto) che riproduce in scala tutto il complesso santuario di Nikko.
Devo dire che pur avendo visto Nikko ho apprezzato molto queste accuratissime riproduzioni che danno modo di apprezzare tanti particolari. Le strade sono ghiacciate e bisogna stare attenti a non scivolare. Alle 17 torniamo in albergo per una doccia calda e poi altro giro in notturna. Le vecchie strade alla luce delle poche lanterne sono molto suggestive. Fa un freddo cane penso siamo di una decina di gradi sotto zero.
Andiamo a cena presto ed assaggiamo la specialità della zona, il famoso manzo di Hida che apprezziamo particolarmente viso che la nostra dieta usuale prevede sempre pesce. C è un simpatico ristorante macelleria dove uno può scegliere cosa mangiare e farselo cucinare.
28/12 Facciamo colazione nel caffe di fronte al ristorante che offre caffe, briosce e quello che noi prendiamo per gelato ed invece è insalata russa. Visitiamo la residenza storica dei governatori molto bella e l’antistante mercatino mattutino di Jinyanoe che vende soprattutto decorazioni per i santuari e le case per l’ ultimo dell anno ( ci sono delle composizioni con canne di bambù tagliate, cavoli, bacche rosse ogni cosa simboleggia qualcosa che si mettono fuori della porta di ogni casa per ricordare al Dio di entrare).
Ripercorriamo le strade del quartiere Sanmachi, entriamo nei negozietti , assaggiamo. Qui tutti i negozi di dolci, biscotti, sakè o sottaceti mettono fuori delle bancarelle per far assaggiare la propria mercanzia.
Percorriamo l’altro mercatino mattutino di Hiyagawa che si svolge lungo il fiume e poi ci dirigiamo verso il tempio di Tayama Betsuin e da lì seguiamo le indicazioni per la passeggiata di Higashyama assolutamente da non perdere. E una facile passeggiata a mezza costa che attraversa tutta una zona di santuari shintoisti e cimiteri buddisti. Per farla tutta ci vuole un oretta e mezzo. C è un gran silenzio ed i santuari sono molto belli. All interno di uno dei complessi si trova l ostello della gioventù.
Noi abbiamo un hotel moderno ma a Takayama ci sono numerosi ryokan alcuni molto belli, altri più economici ( mai troppo però) che secondo me varrebbe la pena di andare, ormai noi abbiamo prenotato.
Dopo il tempio di Soyuji il sentiero si inerpica nel bosco per poi riscendere giù al tempio di Shorenji. Passiamo davanti al museo di Storia e Arte di takayama ( chiuso) e riandiamo verso il centro dove al mattino abbiamo visto un bel ristorante tipico giapponese. Rimangiamo il manzo di Hida con zuppa di miso e udon. Stiamo lì per un po’ ma non riusciamo a scaldarci.
Il problema delle case o dei ristoranti tipici giapponesi è che sono sempre freddi, infatti nonostante l’aria calda a palla con tutte quelle vetrate ( senza doppi vetri) fa sempre freddino. Ci hanno detto che nell Hokkaido usano doppi vetri e doppie porte d’ ingresso ma solo perché lì fa molto freddo, e perché qui no? Ancora infreddoliti usciti dal ristorate entriamo in un caffè ( Caffè Don il più vecchio di takayama) finalmente bello caldo dove hanno un buon caffè e delle ottime torte.
Fuori sta nevicando alla grande così ci attardiamo fino all ora di partenza. Passiamo a prendere i bagagli i albergo ed andiamo alla stazione Nohi dell autobus ( accanto a quella dei treni). Il bus nonostante la nevicata parte puntuale alle 15.50. In ogni caso la neve è difficile che blocchi la strada visto che i 2/3 della strada per Shirakawago sono tunnel.
Shirakawago
Siamo a Shirakawago alle17. Le strade sono ghiacciate( in particolare il ponte sospeso pedonale che percorriamo aggrappati al corrimano). A piedi raggiungiamo il nostro gassho Zukuri, casa tipica che fa da albergo. E’ un po’ fuori paese, nessuna indicazione, ed arriviamo un po bagnati.
Fuori inizia la tormente così rimaniamo in casa a leggere, per fortuna oltre al focolare centrale le stanze hanno delle moderne stufe elettriche. Il contatto con i proprietari è scarso, la cena mediocre. Leggiamo ancora dopocena e poi a letto o meglio a futon con una quintalata di coperte. L’altro ospite della casa dopo cena decide di andare all onsen ( bagno termale pubblico) ma torna semiassiderato.
29/12 Alle 8 ci svegliano, per fortuna c è l’opzione colazione occidentale perché stamani il pesce proprio non mi andava.
Alle 9 ci buttano fuor di casa, bontà loro ci portano i bagagli alla stazione dei bus dove ce li tengono gratuitamente all ufficio informazioni. Siamo quindi subito all ‘apertura all’ adiacente Museo all’ aperto Gassho Zukuri Minka-en che è la ricostruzione di un villaggio dove sono state trasportate tutte le vecchie case che rischiavano di andar perdute con la costruzione della diga lì vicino o andare in malora per l’ incuria ( per fare un tetto di paglia come quello dei gassho zukuri , che vanno rifatti ogni 30 anni, ci vogliono circa 200 persone e con lo spopolamento delle campagne questo diventava sempre più difficile).
Adesso le case attuali di Shirakawago,, quello che un tempo veniva attuato con una rete di solidarietà paesana, vengono rifatte con l’aiuto di volontari che sono aumentati da quando il paese è stato riconosciuto Patrimonio mondiale dell Umanità. Nel biglietto del museo sono incluse le galosce che vi consigliamo di prendere perché così potrete scorrazzare senza bagnarvi i piedi.
Ognuna delle case del museo all aperto è a suo modo interessante anche se l architettura è sempre più o meno la stessa. All ultimo piano venivano allevati i bachi da seta principale attività della zona. Dopo un bel giro fatto in solitudine e sotto un bel sole, andiamo in paese dove, dalla piazzetta principale, prendiamo un bus per il punto panoramico. Foto di rito e riscendiamo verso il paese a piedi. Nel frattempo sono arrivati torme di turisti.
Kanazawa
Anticipiamo i nostri biglietti dell autobus alle 13,.50. Non che Shirakawago non sia un paesino delizioso ma c’è molta gente e nessun posto dove stare a godersi il panorama ed il sole, in un’ ora si gira tutto. In un ora di autobus raggiungiamo Kanazawa. Il capolinea è al solito la stazione dei bus nonché ferroviaria, modernissima e molto bella . Il nostro albergo, Sky Hotel, dista 10″ a piedi.
Molliamo velocemente i bagagli ed andiamo a piedi nel quartiere dei samurai ( 10″ ) Naga-machi dove facciamo a tempo a vedere le casa del samurai Nomura e la casa di un commerciante Shinisen.
Il quartiere è piccolo e carino e nella parte sul fiume pieno di ristoranti accattivanti. E buffo infilarsi in una traversa in mezzo ai grattacieli e ritrovarsi dopo un isolato in un atmosfera da antico Giappone. Andiamo poi sempre a piedi a vedere il museo di Arte contemporanea che dovrebbe essere aperto fino alle 20 ma anche questo è chiuso per le feste. Comunque vale la pena di vederlo anche da fuori perché è un importante opera architettonica moderna.
Facciamo un po di acquisti. Kanazawa ha un sacco di negozi di ceramiche e cose dorate a prezzi ragionevoli, se dovete comprare è qui il posto giusto. Giriamo per il centro commerciale e poi andiamo a cena in uno dei ristorantini di Naga-machi, è un ristorante di suriaki arrosto o fritti, tipo sushi bar, con la cucina al centro ed il bancone tutto intorno. Il locale è pieno, chiassoso e allegro, uno dei cuochi un mattatore nato.
Ci alziamo presto, colazione al vicino Starbucks, per essere all apertura del Kenrokuen ,uno dei più bei giardini del Giappone. Ci avviamo a piedi e lungo la strada saliamo al santuario di Oyama Jiria. A dx del santuario c è un delizioso piccolo giardino con passeggiata nel laghetto.
Usciamo dalla parte opposta del santuario verso il parco del castello di Kanazawa che costeggiamo fino all entrata Katsurazawa del Kenrokuen. Facciamo i biglietti ( qui ogni cosa che si visita si paga dai 3 ai 10 euro con riduzioni per bambini ma anche per studenti). Certo il giardino sotto questa pioggerillina inglese non è al suo massimo ma è comunque suggestivo e per lo meno non è affollato ( pare sia il problema principale).
Certo sarebbe bello tornare a marzo quando i ciliegi sono fioriti, o a luglio quando i canali si riempiono di iris fioriti ma comunque resta un giardino meraviglioso ( calcolare un paio d’ore per vederlo con calma).
Usciamo dall uscita Kamisaka che dà direttamente sul ponte che porta al Ishikawa gate ossia l’entrata del castello. Il castello originale di kanazawa è andato distrutto ma hanno ricostruito un altra entrata Ote-mon Gate che era quella principale ( visitabile a pagamento) e l’ armeria ora Museo delle Armi ( anche quello visitabile a pagamento).
C’ è un piacevole centro per le visite, solo in giapponese, che rimane un po’ nascosto dove si può piacevolmente riposare. A piedi andiamo a Higashi Chaya o quartiere delle case da the. Visitiamo la bellissima Ochaya Shima. Fanno levare scarpe e cappotti e borse ma portatevi i soldi dietro perché dentro c’ è una imperdibile sala da the ( € 7 per un the verde) cara ma di innegabile fascino.
La Shyma era una casa da the dove i ricchi mercanti venivano intrattenuti dalle geishe che cantavano, suonavano e ballavano per loro ( e non facevano altro la casa lo dimostra). La scuola per le geishe esiste ancora, è a Kyoto e pare sia ambitissima: dopo un po’ di crisi anni 70 adesso è richiestissima, pare che una geisha famosa guadagni €200.000 al mese.
Ci sono altre due case da the visitabili ma la Shima è la più bella. Il quartiere è molto piccolo ma caratteristico e non ci vuole molto a visitarlo. Da lì parte una bella passeggiata attraverso la zona dei santuari ( tipo quella che abbiamo fatta a Takayama) Utatsuyama Temple Area, ma desistiamo causa pioggia infatti a iniziato a piovere a dirotto. C è un altra bella zona di templi a sud della città Teramachi temple Area ma le attrazioni principali, cioè il tempio Ninjia ed il museo delle Geishe erano chiusi per feste.
A Higashi Chaya anche se ci sono delle bellissime case da the e dei negozi raffinatissimi non tanto per gli oggetti esposti quanto per l ‘architettura e l esposizione accurata e raffinata degli oggetti stessi, invece i ristoranti sono molto turistici così decidiamo di spostarci perché abbiamo bisogno di mangiare qualcosa.
Ci fermiamo subito dopo il ponte che conduce al quartiere sulla sx: è un ristorante che è un incrocio fra un pub ed una sala da the inglesi. La proprietaria, una simpatica vecchietta, non parla una parola di inglese ma ci capiamo benissimo. Ci fornisce anche una stufa per far asciugare i vestiti bagnati.
Ci fermiamo a lungo visto la piacevolezza del luogo poi prendiamo un bus che in due fermate ci riporta all’ albergo ( il centro di Kanazawa si gira bene a piedi) ed andiamo a vedere il mercato coperto di Omicho, che anche se più piccolo di quello di Tokyo è ugualmente vivo ed interessante. C è una ressa pazzesca : qui si vendono in prevalenza enormi granchi, gamberi e piovre. Questo è un mercato non per grossisti ma per il pubblico e qui i venditori urlano tanto che in confronto un pescivendolo napoletano sembra una suorina di clausura.
Kyoto
Alle 16 ripartiamo da Kanazawa . purtroppo rimaniamo delusi: il nostro treno, nonostante l’altisonante nome thunderbird, è un normale treno veloce come quello che abbiamo già preso. Arrivati a Kyoto ( due ore di treno) ammiriamo la moderna stazione dalle cui vetrate si intravede la Kyoto tower e prendiamo la metro per il nostro albergo Karasuma Hotel. Le nostre valigie spedite ci attendono già in camera , sfacciamo i bagagli e poi usciamo per cena.
E la sera prima di capodanno ed i ristoranti sono strapieni dopo un po ci infiliamo in uno meno invitante, fa un po’ di tutto , cosa che ci avevano detto di evitare perché i buoni ristoranti fanno solo una cosa, è molto chiassoso ma alla fine mangiamo bene e con poco nonostante le birre.
31/12 Alle 8.30 incontriamo la nostra guida che ci scorterà per mezza giornata. E una ragazza carina che parla bene italiano( fin ora solo inglese). Decidiamo insieme cosa andare a vedere in base alle distanze e a cosa è aperto (ad es. il Ninjio, il palazzo dell ‘Usignolo con i suoi bei giardini, ed i giardini del palazzo imperiale sono chiusi).
Le distanze a Kyoto, rispetto a Tokyo, sono più lunghe perché ci sono solo due linee di metro a croce, più altre due linee private laterali ma ogni linea è scollegata da l’altra e poi per il resto si viaggia in autobus che è molto più lento per via del traffico che qui è sostenuto. La mappa degli autobus all inizio sembra ostica ma poi capito il meccanismo è facile. Facciamo l abbonamento per l autobus ( €5) che conviene perché ogni corsa costa € 2,10. Quello metro+ bus insomma perché costa €12.
Per primo visitiamo a nord il tempio di Kinkaku-ji o del padiglione D ‘oro. Il posto è bellissimo, il padiglione si riflette su di un laghetto immerso in un giardino con lo sfondo di colline boscose. Il posto è magico.
Riprendiamo l’autobus e in due o tre fermate siamo al tempio di Ryoan-ji dove c è il famoso giardino roccioso zen, un mare di sabbia pettinata con alcune rocce/isole. Il resto del giardino che circonda i vari edifici è stupendo nella sua perfezione.
Con un altro bus raggiungiamo il tempio di Daitoku-ji composto da numerosi edifici. Intorno ad uno di essi c è un altro giardino zen ma qui ci sono state introdotte delle piante verdi. E l’una e la nostra guida che abbiamo tartassato di domande, ci saluta.
Noi proseguiamo in bus verso la stazione di kyoto ( 30″) e da lì prendiamo il bus 28 per Arashiyama ( 40″). In realtà avevamo programmato di andarci in treno, più veloce, ma ci è passato bus davanti e lo abbiamo preso. Scendiamo alla fermata subito prima del ponte Togetsu-kyu.
A piedi andiamo al tempio di Tenryu-ji. Per la strada ci mangiamo qualche frittino al volo perché non abbiamo pranzato. Il Tenryu-ji è immerso in un giardino bellissimo ideale per foto meravigliose. Alla fine del giardino ( uscita a ovest) a sx si percorre un piccolo boschetto di bambù alla fine del quale si trova la villa di Okochi Sanso un defunto attore/regista con la passione dei giardini. L’ ingresso è caro € 10 ma ne vale la pena perché al contrario del Tenryu-ji che è bellissimo ma molto frequentato, questo è comunque molto bello e panoramico ma solitario. L’ ingresso comprende una tazza di the verde ( quello vero con la schiumetta) ed un pseudo dolce giapponese. La sala da the è piacevole e calda.
Sempre alla fine del boschetto di bambù sia a dx che a sx partono vari sentieri. Noi ci incamminiamo per uno di essi a sx che va verso il fiume ma dopo un po torniamo perché inizia a far buio. Avendo tempo qui si potrebbe passare piacevolmente una giornata percorrendo i vari sentieri, pare che lungo uno di essi si incontrino le scimmie.
Per tornare al nostro albergo prendiamo il trenino della linea privata. Scendiamo al capolinea e con due fermate di bus arriviamo al nostro hotel.
Ci facciamo una doccia, ci cambiamo e ci dirigiamo verso il ristorante prenotato per la cena. Il ristorante è bello, ha numerose salette quasi tutte affacciate sul magnifico giardino ma tanto per cambiare ci fa freddo ( noi siamo accanto alla vetrata). Comunque ci portano stufa e coperte.
Il menu kaisei, tipico di Kyoto, prevede numerosissime portate ma tutte di pesce, di cui 3 di sushi e sashimi. Le bimbe non ne possono più ed anch io faccio un po fatica a digerire tutto questo pesce crudo: la cosa buffa è che qui il pesce crudo lo tagliano a fette spesse mentre la carne a fette sottili come prosciutto insomma il contrario che da noi. Chiaccheriamo con i nostri vicini di tavolo che casualmente parlano , chi più, chi meno, italiano.
I giapponesi adorano l’talia ed ancor più il nostro cibo, ogni volta che diciamo che siamo italiani ci fanno un sacco di feste. Dopo cena ( siamo gli ultimi ad andare via e sono le 22) prendiamo la metro ( 2 fermate) per andare al tempio di Chio-ji. La fila per assistere alla cerimonia delle campane è lunghissima ma ordinata. La fila scorre ed alle 11.30 siamo in orario per assistere allo scampanio orchestrato dai monaci cantilenanti, dalle 11,30 fino alle 24 la campana viene battuta ogni minuto. Dopo aver fotografato e filmato la scena scappiamo perché siamo stanchi e infreddoliti. Scendiamo la collina attraverso giardini, ponticelli e laghetti e sbuchiamo ad un altro tempio. Dopo di ché metro ed albergo
1/1/2013 Rifacciamo abbonamento bus e puntiamo sul tempio di Kiyomizu-dera. Il tempio si trova su di una collina piuttosto alta e le stradine che portano al tempio sono tutte molto caratteristiche (Nini-zaka e Sannei-zaka) con case in legno e graziosi ristoranti ( i giapponesi sono come noi magnano sempre).
Vediamo una grande pagoda. Passato l’ingresso al tempio in uno dei primi edifici decidiamo di augurarci la buona sorte entrando a pregare il budda della comprensione: si segue un corridoio nel buio più totale attaccati ad un corrimano ( percorso di purificazione) fino ad arrivare ad una pietra circolare che bisogna far ruotar esprimendo un desiderio.
I giapponesi sono pieni di amuleti, sorgenti miracolose , pietre della fortuna e così via non so quanto ci credano ma i monaci fanno una fortuna vendendo amuleti. Il tempio principale è un edificio imponente con colonne massicce. C’ è una quantità incredibile di gente, molti giovani, molti bambini. Passato il tempio principale sulla sx c è una collinetta dove ci sono le pietre dell amore ( se si percorre a occhi chiusi il percorso tra l’ una e l’ altra si troverà l amore) ed una miriade di tempietti che vendono i soliti responsi ma qui incentrati appunto sul tema amoroso almeno così pensiamo dai gridolini emessi dalle numerose ragazze.
Chiaccheriamo con alcune di loro che innalzano gridolini di giubilo quando sanno che siamo italiani. Le ragazze vengono obbligate a percorrere la via dell’ amore ( se no mi rimangono zitelle), io e Paolo suoniamo la campana dell’ amore insomma qualcosa del genere a vedere il numero di coppie che la fa suonare.
Scendendo giù si arriva alla sorgente miracolosa che fa passare tutti i mali ma c’ è troppa fila e desistiamo. Ridiscendiamo la collina ed arrivati alla pianura con una decina di minuti di buon passo arriviamo ad una fermata della metro privata.
Scendiamo a Demachi-magi. Dalla stazione prima con due fermate di bus e poi a piedi , passeggiata molto piacevole lungo un fiumicello, raggiungiamo il tempio di Ginkaku-ji. Sulla strada che sale al santuario ci fermiamo a mangiare un piatto di ramen ed incontriamo due fiorentini simpatici con i quali parliamo di viaggi. A Ginkaku-ji si visita il giardino molto bello . Da lì parte una passeggiata ( detta del filosofo) che costeggia un altro fiumicciattolo e passa alla base di numerosi templi e santuari( per i pigri ci sono i risciò ma non ve la perdete).
Visitiamo un paio di santuari ( Honen-ji e ..,.) ma è l insieme che è particolarmente bello. Incontriamo molti bellissimi gatti ( sarà la passeggiata del gatto?). In Giappone il gatto porta fortuna ( la cosa tipica giapponese è il gattino con la zampa alzata, dx per attirare i clienti per gli esercizi commerciali, sx per portare fortuna) e chi fa del male ai gatti è una persona malvagia che avrà sfortuna ( da qui si vede la civiltà dei giapponesi) e comunque amano moltissimo anche i cani.
In un ora arriviamo al santuario di Nanzen-Ji. L’edificio principale è imponente, di legno, a due piani ( piano superiore visitabile a pagamento). Alla dx c è un giardino anch’esso visitabile a pagamento molto carino. Passato il tempio principale sul fondo si accede al giardino zen detto della tigre che salta: sarà la stanchezza, sarà che ne abbiamo visti altri, non ci entusiasma forse perché non è la stagione giusta. A giudicare dalle foto deve raggiungere il suo splendore in autunno.
Usciti dopo una breve camminata verso Munari prendiamo il bus n. 5 che riporta le bimbe in albergo mentre noi scendiamo prima perché vogliamo guardare un po il quartiere di Gion che alla sera raggiunge il massimo dell animazione. E’ il primo dell anno così molte ragazze , ma anche ragazzi, sono in kimono. Percorriamo la stretta stradina di Ponto-cho che corre parallela al fiume, un susseguirsi di ristoranti carini. Passeggiamo per la via principale di Gion, Shijo-Dori ( lunghissima) ed andiamo a vedere le stradine a nord di Shibuya. Torniamo verso le 19.30 in albergo ed usciamo per cena: molti ristoranti sono chiusi e così ripieghiamo su quello della sera prima.
Nara
2/1 Ci troviamo alle 8.30 con la nostra guida e le chiediamo se al ritorno da Nara ci può lasciare al tempio di Fushimi-Inari taisha.
Abbiamo una lussuosa macchina con autista, gentilissimo che ci offre acqua , cartine di Nara, bustine per scaldarsi le mani. Lo racconto perché visto che ne abbiamo usufruito al momento di scendere gli ho chiesto quanto gli dovevo e mi è stato risposto che faceva parte del suo dovere!
Lungo la strada vediamo uno dei due templi vicino alla stazione il Nishi Hongan un complesso enorme e architettonicamente molto bello. Questo tempio ha un gemello Higashi Hongan Ji fondato da una corrente scissionista .
Andare in auto a Nara non è una grande idea perché qui in Giappone le auto viaggiano a km.60 l’ora fino ad un massimo di km.100 in autostrada per cui ci mettiamo più di un’ora contro i 30 minuti della JR ma avere un autista è comodo. Impieghiamo la nostra ora per tartassare di domande la nostra guida.
Arrivati a Nara entriamo nel parco di Nara Koen dove centinaia di cervi addomesticati girano liberi. La via che conduce al tempio di Kasuga Taisha è affollatissima e con una doppia fila di banchetti che offrono le più disparte cose da mangiare.
Il tempio non ha rilevanze architettoniche ma ha un glicine centenario , che dà nome al tempio, che quando è fiorito è spettacolare. C’ è anche un cedro di 800 anni, la religione shintoista pensa che gli dei stiano in alto, nelle colline, sui monti ed anche negli alberi quindi c è molto rispetto per la natura.
Mentre siamo lì assistiamo ad una processione perché il capo buddista di un tempio vicino viene in visita, belle le sacerdotesse con i capelli ornati con grappoli di glicine. Scendendo giù decidiamo di assaggiare un po di cose.
A piedi raggiungiamo il vicino tempio buddista di Todaiji. Attraversiamo il maestoso portale Nandaimon Gate vecchio di 1200 anni tutto in legno. All interno del Todaiji si trova una grande statua di bronzo del Budda dell illuminazione. Anche le statue che stanno all ingresso, quelle che ci sono all ingresso di tutti i templi, una a sx a bocca aperta che fa ed una a dx con la bocca chiusa che fa , cioè la prima e l’ ultima lettera dell alfabeto, l’ alfa e ‘ omega, l’ inizio e la fine, la nascita e la morte, sono bellissime ed enormi. Normalmente son due guardiani ma possono essere anche due cani/drago.
Usciti da lì raggiungiamo una zona collinare lì vicino dove si trova il panoramico tempio di Nigatsu-do Hall da dove accendono il torcione durante la festa di febbraio che festeggia l arrivo della primavera. C’ è anche un pozzo sacro, dove attingono acqua una volta l’anno per un altra festa ed un campanone che viene suonato l ultimo dell anno.
In auto facciamo un giro per Nara, vediamo i laghetti, la pagoda a 5 piani, la seconda più alta del Giappone e poi andiamo a vedere il luogo dove sorgeva il Palazzo dell imperatore nell’ ottavo secolo prima che la capitale fosse trasferita a Kyoto. Il palazzo, abbandonato, è andato distrutto nel corso dei secoli ma essendo rimasti i disegni ne hanno ricostruite le porte di accesso .
Ripartiamo da Nara ed arriviamo nel quartiere di Inari, che ha delle parti, lungo il fiume dove ci sono le distillerie di sake, molto suggestive. L’autista ci lascia poi vicino al tempio di Fushimi Inari. Non ci si può sbagliare sulla direzione: un ininterrotta fiumana di gente si dirige verso il tempio del budda protettore dei commerci. E uno dei templi più visitati, famoso per il suo sentiero che si inerpica per la montagna per 5/6 chilometri tutto ricoperto di Torii rossi. Ci hanno detto che in questi giorni 3 milioni di persone visitano il tempio ma francamente mi sembra un po’ esagerato.
Il tempio non è nulla di particolare anche se è politicamente molto importante perché è a capo di una scuola religiosa e di molti altri templi minori. Ci incamminiamo lungo il sentiero che è molto ben organizzato: lungo la via si trovano oltre a numerosi santuari e cimiteri, locande, smoking point e toilette. Nei santuari la gente offre dei piccoli tori rossi e tutte le tombe sono fiancheggiate da delle statue di cani che sembrano quelli egizi con fazzoletti rossi al collo.
Ritorniamo con il treno JR che in 5″ ci riporta alla stazione di Kyoto e da lì metro e in albergo. Ceniamo lì vicino in un carinissimo ristorante che fa una cucina moderna giapponese.
3/1 Partiamo dall’albergo alle 10.30 per Osaka da dove ci imbarchiamo per Roma.
Siamo a fine viaggio e nonostante il dispiacere della fine vacanze sono molto contenta di questo viaggio che mi ha riservato molte sorprese e tutte piacevoli, innanzitutto la gente.
Forse mi ha deluso un po Kyoto che nonostante posti spettacolari, nell’ insieme è un po trasandata e sporca ( per il metro giapponese), basti pensare a tutti i fili elettrici che passano ancora con i pali della luce formando una selva di fili che passano da una casa all altra come liane, molti palazzi anni 70/80. Insomma alla fine mi è piaciuta più Tokyo.
Io non sono amante delle grandi città e Tokyo è una megalopoli, ma è veramente spettacolare. A Takayama e Kamakura abbiamo potuto assaporare il Giappone antico , Nikko è un capolavoro, i giardini stupendi insomma Il Giappone è veramente un bellissimo posto.