Viaggio in Namibia – l’Africa con i bambini
I viaggi della Famiglia Bacci- 14 Gennaio 2004
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La Namibia è un bel posto dove viaggiare con i bambini perché è un paese africano senza i fastidi dell’Africa. Abbiamo prenotato via Internet presso un’agenzia namibiana un safari con trasferimenti in pulmino Wolskwagen con autista e pernottamenti in lodge o alberghi.
La soluzione con le tende ci aveva attirato sia per lo spirito che per i prezzi (avremmo risparmiato circa 500 euro a testa) ma alla fine abbiamo optato per la soluzione più comoda. In ogni caso l’itinerario sotto descritto può essere fatto anche con il campo tendato: si viaggia su dei pullman attaccati alla motrice di un camion e si dorme negli stessi posti perché i camping, piuttosto spartani, sono attaccati ai lodge sotto descritti.
In Namibia non esiste quasi il noleggio dei camper, chi volesse optare per questa soluzione può affittarlo in Sud Africa dove questa soluzione è molto comune e risalire da lì verso la Namibia. Ovviamente va preventivato un periodo di soggiorno più lungo. Per l’itinerario da noi seguito ci sono voluti 15 giorni (dal 24/12/2002 al 06/01/2003) ma se non si ha un autista bisogna tenere di conto che la media tenuta è stata di 4/5 ore di auto al giorno quindi, per non stancarsi troppo bisogna preventivare almeno una ventina di giorni.
Partiamo con molte ansie: faremo bene a portare i bambini, avremmo fatto meglio a fare la profilassi antimalarica, troveremo qualcuno all’aeroporto ad aspettarci? A Windoeck (pronuncia chi sa perchè Windùk) il nostro autista è lì ad aspettarci: sospiro di sollievo. Ci attende il trasferimento più lungo verso Il Fish River Canyon.
Subito ci si rende conto della diversità del posto: per la gioia dei bambini branchi di babbuini invadono la strada e springbox ( una specie di gazzelle) saltellanti pascolano ai nostri lati. La maggior parte delle agenzie escludono il Fish River canyon perché troppo lontano ma, la bellezza del canyon lungo km 167 (per i camminatori esiste un trekking guidato di 5 giorni che ne percorre km 85) vale le otto ore di viaggio. E’ consigliabile visitarlo al mattino molto presto o al tramonto perchè la luce a quelle ore esalta il rosso delle rocce. Anche il mitico Canyon Lodge dove alloggiamo merita la stracannata: i bungalow sono incassati fra le rocce rosse e sono visibili solo a breve distanza, il ristorante è in una accogliente vecchia casa colonica con una bellissima terrazza ed uno straordinario giardino fiorito che contrasta con il deserto circostante. In realtà ciò è possibile perchè al di là delle apparenzenei dintorni c’è l’acqua.
Si riparte per Luderitz cittadina sulla costa al confine della Zona Proibita (la regione diamantifera dove non si può entrare). Il paesaggio è quello che in breve ci diventerà familiare, distese infinite di erba gialla con radi cespugli,alternate a strisce di sabbia rossa delimitate solo all’orizzonte da catene di roccioni rossi a forma di pinnacoli e panettoncini. Le strade in Namibia sono per lo più sterrate ma buone, solo veramente noiose per chi guida ( abbiamo benedetto la scelta dell’autista più volte) perchè sempre dritte, quando c’è una curvettina la segnalano.
Luderitz , che raggiungiamo in circa 4 ore, è piccola e graziosa con alcuni edfici in legno di inizio secolo. Nei dintorni delle belle baie con spiagge popolate da fenicotteri. E’ possibile fare un’escursione in barca ed andare a vedere delfini, pinguini e otarie. Ci rilassiamo in piscina e ci concediamo una buona cena a base di pesce. Sulla costa frutti di mare e pesce abbondano ma li cucinano troppo con salse e pastelle.
L’indomani visitiamo fra le nebbie mattutine la città fantasma di Keetmanshoop, città sorta con la scoperta dei diamanti e poi abbandonata quando la vena si è esaurita. Proseguiamo verso Sossusvlei la zona con le dune alla Laurence d’Arabia. La strada attraversa il deserto del Namib, il paesaggio è immenso , bellissimo, popolato solo da animali. Continuamente ci attraversano la strada struzzi, kudu, springbox, orici. Sembra di essere in un altra dimensione.
La Namibia è grande 2 volte L’Italia ed ha un milione e mezzo di abitanti, quindi la sensazione che ci accompagna durante tutto il viaggio è quella di uno spazio immenso, di una terra vergine ed inesplorata, anche se poi in realtà tutti questi spazi immensi devono essere di qualcuno perché sono per lo più recintati. I nostri pranzi sono sempre a pic nic, come si è detto spazio tanto e poi niente altro, quindi ogni volta che ci si sposta bisogna partire con il pieno di benzina ( e magari anche una tanica di riserva) acqua e cibarie. I bimbi un po’ guardano, un po’ giocano a carte, al game boy o leggono (poco). Per la strada sosta al Duwisib Castle, un castello costruito in mezzo al nulla da uno pseudo barone tedesco sposato ad una miliardaria americana ( della serie non so come spendere un po’ di soldi). L’effetto è strano, quasi un po’ Disneyland.
Sossuvlei è superiore ad ogni aspettativa, alle prime luci dell’alba ci arrampichiamo sulla famosa duna 45 ( probabilmente la duna più fotografata al mondo). Fa un bel freddino ma dopo poco farà caldo. Arrivati in cima lo spettacolo è grandioso, un mare di dune che si susseguono senza fine, ma la discesa rotolando e saltando lungo il pendio ( la duna è alta mt.270) ancora più divertente. Anche il Vlei morto lì vicino ( un lago prosciugato salato) vale la visita , un paesaggio lunare, una distesa bianca con pochi alberi morti in mezzo alle dune.
Nelle ore calde non ci resta che, con sommo dispiacere dei bimbi, sguazzare in piscina e prendere un po’ di sole.Ripartiamo l’indomani di nuovo verso la costa passando per passo Gambsberg . La nostra meta Walvis Bay sembra una cittadina californiana con molte belle case, meta agognata per i pensionati benestanti. La colonia di fenicotteri è deludente ne vedremo di più consistenti al parco dell’Etosha. Swakopmund, cittadina di villeggiatura dei namibiani un po più nord, è molto più caratteristica, con molti edifici tedeschi di inizio secolo perfettamente restaurati. La spiaggia fra le due cittadine è molto bella in parte attrezzata. Facciamo lunghe passeggiate ma c’è troppo vento per invogliarci a fare il bagno nell’acqua fredda dell’oceano. Raccogliamo un mare di conchiglie. Al pomeriggio divertente gita con le moto da sabbia nel deserto di dune che qui arrivano praticamente sul mare.
Più a nord ancora c’è Cape Cross dove c’è la più grossa colonia di otarie al mondo. Migliaia di foche che belano come agnellini, si tuffano, ronfano, litigano. La puzza è quasi insopportabile ma siamo fortunati perché è la stagione dei cuccioli.
In viaggio verso Twyfelfontein attraverso il Damaraland ci tiene compagnia il massiccio del Brandeberg (con i suoi 2573 mt. è la montagna più alta della Namibia). Questa è la terra della weltwitschia una strana pianta che dicono può vivere fino a 2000 anni ed altre piante grasse di cui i nomi non ricordo più a parte il Nama che fa dei frutti come grandi limoni bitorzoluti. Il paesaggio è più verde si vedono alberelli e cespugli e migliaia di termitai ad imbuto alti fino a due metri.
Per la strada troviamo vari banchetti dove donne Herero ( quelle vestite con il cappello a due corni ed i vestitoni lunghi con le sottogonne) vendono piccoli oggetti di artigianato. Tutta la zona è famosa per le incisioni rupestri che dicono risalire al paleolitico. Ce ne sono dappertutto anche intorno al nostro suggestivo lodge. Esistono vari sentieri che portano a vedere le incisioni, alcuni si possono percorrere da soli, altri con la guida. A 60km da Twyfelfontein si trova la foresta pietrificata, una zona dove si trovano numerosi tronchi pietrificati trasportati qui dal centro Africa all’epoca delle glaciazioni, si calcola che abbiano circa 260 milioni di anni. Nella zona si deve girare accompagnati da una guida che chiaccherando ci da una dimostrazione della lingua damara tutta a base di schiocchi della lingua.
Sulla strada per il parco dell’Etosha ci fermiamo a Outjo a mangiare e lì ci imbattiamo in tre donne himba in minigonna di pelle , seno nudo, collanine varie , capelli intrecciati e cosparsi di ocra che mangiano fuori da un supermercato fornitissimo. Il contrasto è evidente, siamo tentati di fare una foto ma le himba se ne accorgono e chiedono soldi. In queste occasioni non si sa mai come comportarsi : dargli i soldi perché comunque sono delle persone bisognose o rinunciare perchè così facendo li si abitua ad una poco dignitosa dimensione di accattoni che trasformano il proprio essere in attrazione turistica. Decidiamo per il no.
Il parco dell’Etosha è un enorme riserva (2000 km quadrati) che si sviluppa intorno ad un enorme antico lago salato prosciugato. Una boscaglia bassa prevalentemente di acacie e mopane , l’albero più diffuso in Namibia insieme al desertico Quiver tree ( Aloe Dichotoma). All’interno del parco esistono tre campi statali, ognuno di loro ha un campeggio, bungalow, ristorante, benzina e piscina. Quello di Halali è il più brutto, sembra un accampamento militare, così i più frequentati sono l’Okaukejo ed il Namutoni.
Il primo probabilmente all’epoca della sua costruzione era considerato fantastico, ogni bungalow con aria condizionata, cucina, barbecue esterno; adesso però sono vecchi e pure un po’ puzzolenti, ma il soggiorno lì è giustificato da una pozza subito di fronte ai bungalow frequentatissima. A sera vediamo, dopo zebre e antilopi varie, una famiglia di rinoceronti neri , con tanto di cucciolotto ( “otto” si fa per dire). Numerosi sciacalli si aggirano fra i bungalow ed assistiamo pure alla caccia di un simpatico Genet ad un topolino.
Il Namutoni è un ex fortino militare ed ha un suo fascino, i bungalow hanno la stessa disposizione di quelli dell’Okaukejo ma sono più nuovi e confortevoli. Alla pozza sul limitare del campo non ci sono animali, ma a quella subito fuori incontriamo un leone con la leonessa , centinaia di giraffe ed un elefante. Restiamo all’Etosha tre giorni, il parco si può vedere solo in macchina e vale proprio la pena di restarci un po’. Vediamo tanti gnu, kudu , i soliti springbox, zebre e giraffe in quantità, aquile, avvoltoi, teneri dikdik ed impala dal muso nero, sciacalli, fagoceri e manguste (di questi ultimi due c’è ne è una colonia che staziona al Namutoni). Per chi volesse soggiornare con maggiore conforto vicinissimo al Namutoni c’è il Mokuti Lodge. Ancora una volta con nostra profonda sorpresa, anche qui dove la vegetazione è più abbondante, non si vede nemmeno una zanzara. Questo è probabilmente uno dei lati più positivi della Namibia, un paese africano senza i fastidi dell’Africa ( zanzare, mosche, scarafaggi volanti ecc.). Sappiamo che ci sono varie specie di serpenti molto velenosi e pure gli scorpioni, ma per fortuna non ne abbiamo visto neppure uno.
Dall’ Etosha proseguiamo verso il parco del Waterberg. Lungo la strada ci fermiamo a visitare il lago Otjikoto limpido e piccolino ma è è uno dei due soli laghi naturali della Namibia. Dopo circa 5 ore di viaggio arriviamo all’altopiano del Watergerg lungo una cinquantina di chilometri. Il Campo di bungalow è a metà costa dell’ altopiano, con una bellissima vista sulla pianura circostante ed un colpo d’occhio suggestivo sulle rosse pareti a picco sulle quali poggia l’altopiano. I bungalow sono confortevoli anche se nei dintorni si aggira una colonia di fastidiosi babbuini. C’è una bella piscina panoramica. Dal campo partono un paio di belle passeggiate di qualche ora. Si può fare anche la gita in fuoristrada che sale sull’altopiano e lo percorre per vari chilometri. Si possono incontrare leopardi ( ma noi non ne abbiamo visti), antilopi, rinoceronti.
Siamo ormai sulla via del ritorno per Windoeck. Ci fermiamo a Okahandja per fare acquisti al mercato artigianale, non c’è molto da comprare: oggetti in legno ed osso abbastanza cari. Scopriremo più tardi che il negozio dell’aeroporto ha le stesse cose più carine a gli stessi prezzi. Windoeck è una città pulita ed ordinata con qualche ricordo dell’epoca tedesca e dei discreti grattacieli e nonostante la bidonville ( tra l’altro abbastanza ordinata anche quella) che si scorge sulle colline della periferia, un vero fiore a paragone di altre capitali africane. In ogni caso un giorno di visita è abbondantemente più che sufficiente.
L’aeroporto dista 40 km dalla città, ultimi acquisti nel negozietto di souvenir ed una fetta di torta al caffè. All’arrivo ci attende il gelo di Gennaio che ci fa ancor più rimpiangere la nostra Africa.
(Di Nicoletta Bacci Berlendi)